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Aams – Dogane: dal (probabile) mancato accorpamento parte la “rivalutazione” del settore

8 Ottobre 2012

Il provvedimento “estivo”, con cui si annunciava l’accorpamento tra AAMS e Dogane è stato generalmente commentato con toni di prudenziale “attesa” dal settore, mentre AS.TRO non aveva esitato a formulare immediatamente una valutazione di forte preoccupazione.
Ogni procedura di accorpamento, infatti, esprime sempre una valutazione non positiva per l’entità “accorpata”, e non si poteva restare in silenzio al cospetto di una determinazione governativa di ridimensionamento strutturale / organizzativa dell’AAMS, ovvero dell’unica realtà in grado di garantire all’industria del gioco lecito un coordinamento continuo tra le molteplici criticità che quotidianamente il gioco lecito deve affrontare.
Il risparmio di gestione che avrebbe dovuto garantire la prevista razionalizzazione degli Uffici, poi, si quantificava in termini così modesti da rendere oggettivamente incomprensibile una così complessa manovra di cambiamento, cui sarebbe seguito un inevitabile contenimento dell’efficacia dell’azione amministrativa sul governo del gioco lecito.
Il prospettato abbandono del progetto di accorpamento, quindi, evidenzia la inversione di tendenza rispetto all’idea originaria di “smobilitazione” del sistema gioco lecito, legata probabilmente alla sensibilità che il comparto riesce ancora ad esprimere a livello di performance erariale, ma anche a fattori ulteriori, uno tra tutti il tema della compatibilità “socio-sanitaria” del gioco lecito, ovvero la prevenzione del G.A.P.
Sul tema, AS.TRO ha pazientemente coltivato un articolato confronto che ha sortito un primo effetto: oggi non si lavora più per “dismettere il sistema”, ma per renderlo più equilibrato, con al centro della sua azione l’attività dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (che se poi diviene anche agenzia fiscale tanto meglio, in termini di qualità dei processi amministrativi interni).
Da giugno ad oggi è questa la differenza: a fine primavera, infatti, si viaggiava su tre livelli: accorpamento di Uffici, disegni di legge di ghettizzazione del gioco in territori extraurbani e isolati, ludopatia (e non G.A.P.) in procinto di essere equiparata ad agente patogeno. Il terremoto in Emilia, poi, dava fiato a quelle “strane” voci di incoerenza sistemica tipiche dell’Italia, laddove si invocava riduzione del gioco e contemporaneamente finanziamento della ricostruzione “col gioco”.
Oggi siamo al cospetto di tre livelli molto diversi, qualitativamente molto diversi: il G.A.P. (e non la ludopatia) è una malattia che probabilmente sarà curata attraverso lo storno di una quota di proventi erariali di settore alla sanità; l’industria del gioco lecito è una realtà destinataria di precetti e di vincoli che la propria autodisciplina ha già assimilato autonomamente; le realtà della cura e della prevenzione attendono l’attivismo virtuoso dell’industria per attuare politiche di equilibrio da proporre ad una Amministrazione di ritrovati “vigore e autorevolezza”.
A fronte di questo andamento si censisce ancora una duplice tipologia di operatore: la prima che “si interroga” sul ruolo delle Associazioni di categoria, e oggi più di ieri, chiede alla rappresentanza una mediazione contrattuale per dirimere proprie esposizioni debitorie o problematiche burocratiche (asset in crisi sempre più acuta); la seconda che riconosce all’associazionismo il ruolo di aver capito il “ponte” che andava costruito tra industria e “mondo reale” per garantire al sistema gioco lecito un futuro “assieme” alle cittadinanze e non “contro” le rappresentanze civiche dei territori.
Questa seconda categoria di operatori è l’asset di AS.TRO, cui si rivolge un caloroso ringraziamento per il sostegno profuso all’azione associativa in questi ultimi mesi così difficili.

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