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Apparecchi nuovamente “inaffidabili?”. La soluzione era ed è il prodotto garantito di qualità

25 Luglio 2011

L’Associazione di categoria non è un tribunale, non è un avvocato difensore o inquisitore, ma deve proporsi alla sua categoria come organismo in grado di affrontare certe tematiche, indicando agli iscritti come fare per non andare incontro, per la seconda volta agli stessi problemi.  
Il problema, oggi come ieri, è una scheda con un difetto di progettazione del software che la trasforma in bancomat a disposizione di tutti i giocatori (e non solo dei maligni e asiatici professionisti). Il bubbone scoppia quando “radio Cina” diffonde la notizia, mettendo in allerta una intera comunità, cui si associano (sorridenti e scanzonati) anche i più “indigeni” degli italiani.
A ciò si aggiunge il ritorno di un fenomeno che si pensava oramai scongiurato, ovvero gettoniere che accettano come moneta corrente curiosi pezzetti metallici.
In meno di tre giorni, da giovedì a Domenica, centinaia di migliaia di euro di “sola resa di filiera” sono stati bruciati, e ciò che strabilia è la persistente assenza, nel corpo della normativa di riferimento, di una disciplina che consenta i re-call e gli aggiornamenti dei programmi di gioco alloggiati nelle slot. 

AS.TRO ha deciso di mettere “le mani avanti” al cospetto di questi fenomeni sin dal novembre dello scorso anno, cercando di ammonire i gestori sulla necessità di acquistare solo prodotti garantiti, ovvero prodotti che fossero distribuiti con la garanzia che il motore il pagamento fosse “sotto controllo”, ma più in generale prodotti che rivelassero la disponibilità del costruttore di “farsi garante personale della sua creazione”, attraverso una clausola alla vendita che consentisse all’utente professionale delle slot e dei cambiamonete di essere trattato come imprenditori, e non alla stregua di un acquirente di un rasoio elettrico.

Il progetto AS.TRO “prodotto di qualità garantito” ha dimostrato ai gestori che le slot e i cambiamonete
–    possono essere di qualità,
–    possono essere garantiti da chi li produce e vende (senza scaricabarile sui fornitori di componentistiche),
solo se si investe nell’azienda, e in un progetto “associativo”, consistente nel lavorare e fare ricerca, per il mercato (sicuramente), ma soprattutto per sostenere la crescita di un gestore professionale e industriale.

L’incidente di percorso di cui oggi stiamo parlando altro non è se non la conseguenza di una normativa che, non permettendo gli aggiornamenti dei software, e consentendo la produzione di schede anche a chi non è “padrone” della directory principale del motore di pagamento, mette in condizione il mercato di non essere “industriale”.
Tutte le critiche e gli strali che da più parti sono piovuti sul progetto AS.TRO, che ambiva a “cambiare registro” nella dinamica distributiva del settore, dimostrano adesso le cortissime gambe su cui poggiavano.
AS.TRO ha combattuto contro il cambio – macchine coatto, chiedendo piuttosto che si pensasse a dei prodotti costruiti in modo “differente”, e che questi potessero essere assistiti da una normativa che “desse una mano” a chi voleva garantire il funzionamento, in luogo di favorire un arroccamento su posizioni anti-industriali del mercato.
Oggi, come ieri è il gestore che paga, ma a differenza di ieri, almeno, c’è chi paga un po’ di meno, perché da novembre 2010 ad oggi, ha ascoltato AS.TRO, ha ridotto un certo tipo di investimenti, e non si è fatto plagiare dalla smania di riempire i locali di macchine con la lusinga del contingentamento a pagamento.

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