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AS.TRO all’assessore Torregiani: "Solo cultura e responsabilizzazione forniscono adeguati anticorpi al gioco eccessivo"

21 Marzo 2011

In cordiale adesione alle preoccupazioni espresse dall’assessore Torregiani di Empoli, relativamente alla introduzione delle nuove “lotterie al consumo”, AS.TRO rivolge all’attivo amministrore di Empoli un invito alla valutazione delle proposte associative per la creazione di un sistema pubblico di controllo socio-sanitario del fenomeno. Le sensibilità locali, infatti, sono importanti e doverose allorquando si prefiggano di “far parlare” del problema del gioco eccessivo e della invasività emozionale attraverso la quale alcune offerte di gioco pubblico si propongono al pubblico. Tuttavia proprio le nuove tendenze che le lotterie al consumo stanno percorrendo dovrebbero far comprendere la necessità di costituire un sistema di controllo che si frapponga ai localismi a favore della individuazione di un contesto di responsabilità pubbliche ben definite. Mille Comuni che adottano mille iniziative, Cento ASL che perseguono 100 progetti diversi, Rappresentanze degli operatori pronte a collaborare con tutti, ma sfiancate dal fuoco incrociato di provvedimenti amministrativi impulsivamente adottati e da campagne di stampe alimentate da inesistenti realtà epidemiologiche sulla diffusione della ludopatia, non portano a nulla.

Tutto ciò non può portare a nulla, per la semplice ragione che nessun fenomeno a rilevanza “sociale” (vedi lo sport, il tifo calcistico, la virtuosità tributaria, il rifiuto del razzismo, ecc. ecc.), può essere affrontato abdicando al principio della responsabilità e delle competenze, coinvolgente tanto le Istituzioni e le industrie, quanto i cittadini. Se sia assume come dato di partenza che il cittadino non è responsabile per la sua scelta sciagurata di devolvere al gioco anche le risorse che i suoi doveri civici e/o giuridici gli imporrebbero di destinare ad altri acquisti, non si faranno mai passi avanti sul fronte della cultura al gioco responsabile. Se si pensa che il cittadino sia sempre vittima di un sistema di persuasione invincibile, non basteranno mai tutti i medici e gli psicologici del mondo per assisterlo nel percorso di recupero. E’ l’impostazione di base che deve cambiare, perché nessuna cura potrà mai avere successo se non si prefigge di salvaguardare la pienezza delle facoltà del cittadino, dei suoi diritti e dei suoi doveri.

Come è erronea l’impostazione che considera il giocatore irresponsabile alla stregua di un “ipnotizzato”, così è erronea l’impostazione che lo valuta in termini dispregiativi per la mancata adozione, in termini di priorità morali e comportamentali, dei boni mores di antica concezione. Il cittadino che va tutelato è quello di oggi, che vive nella società di oggi, in cui la soglia di responsabilizzazione a cui è chiamato ad adeguarsi è fisiologicamente alta e coinvolgente un’enormità di aspetti (si pensi solo alla scelta delle opzioni del cellulare da regalare ad un figlio minore, per non parlare della valutazione di opportunità di centinaia scelte di spesa). Se in riferimento al fenomeno in esame, si pone al centro della tutela il cittadino, come membro della comunità, è più facile individuare la scala gerarchica delle competenze e delle norme occorrenti al perseguimento di obiettivi di recupero delle facoltà di autodeterminazione del cittadino stesso (e delle conseguenti risorse). La proposta dell’Associazione, sulla quale si chiede una riflessione della politica, si incentra, pertanto, sul concetto di “sistema”, ovvero sul principio in virtù del quale un fenomeno che rileva “a tutto tondo” nella quotidianità, non possa che comportare un “compito” di tutte le Istituzioni, locali e centrali, unitamente al mondo delle imprese, disciplinato da norme e non da fluttuanti sensibilità o generiche progettualità.

Il settore non chiede “norme di favore”, ma regole giuridiche precise, individuanti un Giudice chiamato a verificarne il rispetto, Organismi Amministrativi deputati a svolgere precise funzioni, e una “ratio legis” che ponga al centro della sua azione il principio in virtù del quale l’essere umano del nostro tempo è per definizione un “cittadino”, con prestabiliti diritti, doveri, istituzioni vicarie e tutelari chiamate a surrogarsi ad esso in tutti i casi previsti dalla Legge come condizioni di incapacità. La proposta di AS.TRO, poi, proprio in quanto esaltante il ruolo delle Autorità locali, sia amministrative che sanitarie, mira anche alla razionalizzazione delle risorse pubbliche e al loro utilizzo per la “risoluzione” delle problematiche e non solo per la loro “gestione”. Quanto sopra illustrato costituisce rappresentazione del complesso normativo sul quale si invoca la riflessione politica: una disciplina da inserire nel corpo dei codici civile e di procedura civile che consenta la parificazione del gioco problematico a quelle situazioni che oggi consentono ai servizi sociali e alle strutture sanitarie di intervenire e azionare l’Autorità Giudiziaria per l’adozione di provvedimenti che impediscano il protrarsi di certe condizioni inaccettabili.

Il divieto di gioco impartito dal Giudice, tutelato dalla assoggettabilità a T.S.O. (o a curatore tutelare) del soggetto inadempiente all’ordine, è lo strumento che si ritiene più consono a censire le problematiche in oggetto (in termine di numero, gravità specifica, invasività territoriale) e a coinvolgere uniformemente ogni Istituzione.

In virtù della nota sensibilità che connota l’interlocutore, si auspica un dibattito che possa portare all’affinamento dei percorsi di risoluzione del problema.

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