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AS.TRO chiede rettifica al quotidiano La Stampa.it

3 Settembre 2012

E’ noto a tutti che per attaccare il gioco lecito, accusandolo di costituire una ossessione di spesa per i cittadini italiani, è sufficiente “confondere” il valore relativo al volume di gioco con quello della spesa effettiva, ovvero l’importo “derivante” dalla sottrazione delle vincite erogate al dato numerico del volume.

Di tale “escamotage” giornalistico tutti si sono serviti, ma da un po’ di tempo a questa parte si era notato una maggiore attenzione alla corretta rappresentazione di tutte le realtà numeriche del settore, e quindi anche al c.d. pay out.

L’articolo che di seguito vi si ripropone, invece, cade nel vecchio “adagio” consistente nel rappresentare per spesa il dato della raccolta, acuito dalla singolare cifra che nessun archivio e nessuna fonte attendibile potrà mai asseverare, sulla presenza di 35.000 piemontesi affetti da malattia per il gioco.

AS.TRO, al cospetto di una così accanita riviviscenza dell’informazione non corretta, ha deciso di inviare una formale richiesta di rettifica ai sensi della legge sulla stampa, attendendo che l’autorevole quotidiano si comporti come tale al cospetto della normativa regolamentante la sua nobile attività, sempre più minacciata dalla mancanza di cultura di “peso”, e sempre più asservita all’approssimazione, al pressapochismo, alla demagogia.

Quanto all’avvio di controversie legali connesse ai danni da cattiva informazione, l’Associazione si riserva ogni opzione all’esito del Direttivo che sarà convocato entro la fine del mese, ritenendosi indispensabile sia l’approvazione specifica dell’Organismo sia la completa verifica sull’esito della procedura di rettifica.

Di seguito l’articolo apparso sul quotidiano on line:

http://www2.lastampa.it/2012/08/29/cronaca/la-battaglia-contro-i-videopoker-S7OemYAaqIdI50qLOfa1gP/index.html
 
TORINO
 
 
CRONACA
29/08/2012
La battaglia contro i videopoker
Un fiume di denaro Nel 2011 nel gioco sono stati spesi in Italia 72 miliardi di euro. Quest’anno con ogni probabilità si raggiungeranno i 90 miliardi
Il decreto Balduzzi metterà i sigilli a slot machine e giochi elettronici, ma la Regione ha un progetto più restrittivo. “Per molte persone non vedere le macchine è l’unico modo per resistere”. A Torino i giocatori sono sempre di più
CRISTINA INSALACO
 
Il momento più bello è quando la ruota gira, quando trattenendo il respiro ci si immagina di poter realizzare in un secondo tutti i sogni di una vita. Peccato che le possibilità di vittoria siano in media una su un milione. Ora, con i provvedimenti del ministro Balduzzi, su slot e videopoker arriva un giro di vite: mai più a meno di 500 metri da scuole, chiese, ospedali, luoghi di ritrovo per giovani.  
«Ben venga l’iniziativa del ministro della Salute – dichiara il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Valerio Cattaneo – la lotta alla ludopatia, soprattutto in un momento di crisi come questo, dev’essere condotta su tutti i fronti». «Il gioco d’azzardo – aggiunge il vicepresidente Roberto Placido, – è una bomba sociale: è una piaga che continua ad aumentare, e l’8 per cento dei giocatori italiani è piemontese». 
 
Un male piemontese  
Da tempo il Piemonte ha intrapreso la sua battaglia contro l’azzardo. E Cattaneo va oltre il ministro: «Bisogna introdurre il divieto tassativo di installazione dei sistemi di gioco d’azzardo elettronico in luoghi pubblici o aperti al pubblico e nei circoli ed associazioni». È una proposta di legge che segue un’altra fatta nel 2010 (mai discussa in Parlamento) che stavolta dovrebbe essere approvata entro fine anno. 
Di spazi in città in cui poter dilapidare il portafoglio nel gioco la Regione auspica ce ne saranno ben pochi. «Non cancellerà il problema – dice Placido -, ma sarà un passo in avanti per risolverlo».  
Nel 2011 nel gioco sono stati spesi in Piemonte circa 8 miliardi di euro Quest’anno la cifra aumenterà. Nonostante la crisi, la precarietà e la disoccupazione, i torinesi non smettono di giocare alle slot machine, di puntare soldi cercando fortuna senza sforzi. «Siamo passati dalla schedina della domenica alla proliferazione delle slot machine – continua Placido -, che da sole rappresentano il 66,5% del gioco d’azzardo. Si è calcolato che in ogni città si gioca una cifra equivalente al bilancio del Comune».  
 
Le cifre  
In Piemonte sono circa 35 mila i giocatori «patologici». Quelli che da questa dipendenza non riescono a curarsi. Il 75 per cento chiede un prestito ad amici e famigliari, l’ 8 per cento ai gestori dei locali, e un altro 8 per cento si rivolge agli usurai. C’è chi che impazzisce: «Ricordo un signore scappato da casa dal balcone, perché i figli lo chiudevano in casa proibendogli di giocare», racconta il consigliere regionale. Doveva giocare e vincere a tutti i costi.  
La percentuale dei giocatori «problematici» in Piemonte è del 4 per cento: 125 mila persone. Sono pochi invece quelli che si rivolgono ai centri specializzati per curarsi da questa dipendenza: solo 800. I sondaggi dicono che il giocatore medio è un uomo sui quarant’anni con licenza media inferiore, famiglia e figli. Un prototipo che in Italia sta cambiando perché nei Casinò entrano sempre più donne. E sempre più minorenni. 

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