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Aumento Preu e rischio implosione dell’industria del gioco legale

21 Settembre 2018

Come di consuetudine, ad ogni Legge di Stabilità, arriva la solita chicca dell’incoerenza legislativa: la pretesa di reperire risorse erariali da un’attività economica di cui si decreta la scomparsa, tramite l’innalzamento della rispettiva pressione fiscale.

Da anni, infatti, il comparto awp- quello che più di ogni altro contribuisce al gettito erariale- è stato sottoposto a continui incrementi della pressione fiscale.

Solo negli ultimi 6 anni, si è ricorsi per ben 5 volte ad aumenti dell’aliquota Preu e, fino al 2021, sono già stati previsti ulteriori rincari:

2013 – 2014: 12,7% (= 48,8% sul margine)

2015: 13,0% + quota parte dei 500 milioni (ovvero una misura assorbita quasi esclusivamente dalle società di gestione)

2016: 17,5% (= 58,3% sul margine)

2017: 19,0% (= 64,3% sul margine)

2018: 19,25%

2019: 19,6%

2020: 19,68%

2021: 19,75%

La pressione fiscale complessiva è, dunque, cresciuta di ben oltre il 50%, rendendo il settore italiano degli apparecchi il più tassato in Europa: convertendo i livelli di prelievo alla diversa modalità di calcolo adottata in Europa, nel nostro Paese la raccolta di gioco attraverso apparecchi conosce una pressione fiscale media del 58,4%, rispetto al 38% della Spagna, al 25% del Regno Unito ed al 22% della Germania

La domanda che una comunità si pone è: come si può pensare di creare maggiori entrate da un’attività economica che la politica sta contraendo sino alla scomparsa? Come l’Erario può garantire un maggior gettito quando anche i Comuni possono ulteriormente contrarre l’offerta di gioco, con la semplice individuazione di un luogo sensibile?

Politica, ideologia, populismo e demagogia possono tranquillamente veicolare messaggi che ritengono più consoni, ma i numeri restano: l’Erario guadagna dalla raccolta del gioco e, per mantenere i livelli alti per le casse statali, occorrerebbe rispettare 3 parametri:

  • pressione fiscale al di sotto della soglia di dis-economicità dell’attività

  • lotta al gioco non autorizzato

  • uniformità normativa sul territorio nazionale per ciò che attiene alla distribuzione e alla possibilità di insediamento terrestre dei prodotti leciti.

Di contro, alla luce delle ultime dichiarazioni della politica secondo le quali, dopo gli aumenti contenuti nel Decreto Dignità predisposti per coprire un buco di bilancio, si chiedendo ulteriori aumenti in previsione delle agevolazioni fiscali per i piccoli Comuni con meno di 20mila abitanti ed a copertura degli aiuti per le Isole minori, si prospetta una recessione obbligatoria tale da condannare definitivamente un comparto alla chiusura, oltre al rischio licenziamenti che è già in atto.

In sostanza, la politica può operare le scelte che ritiene più opportune, ma la tassazione eccessiva condanna gli operatori virtuosi del circuito industriale all’espulsione definitiva dal mercato, favorsice il mercato illegale, mentre i distanziometri metrici localmente adottati abbattono ancora di più la capacità distributiva del gioco legale che, a sua volta, si traduce in maggior “appeal” per i prodotti non autorizzati.

La politica è fatta di scelte e, se queste sono le determinazioni che in Parlamento vanno per la maggiore, ce ne faremo una ragione: evitiamo, però, di parlare di lotta al GAP.

Dalla chiusura domenicale delle attività all’attacco al gioco terrestre sembra chiara, ormai, l’intenzione di spostare tutto ad un modello online, con danni occupazionali gravissimi che presto si estenderanno anche ad altri settori.

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