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Cento Euro per mantenimento del nulla osta di messa in esercizio: facoltà di rivalsa del concessionario e libere strategie aziendali

14 Giugno 2012

Come noto, il nulla osta di messa in esercizio ha un costo intrinseco, rappresentato dal “balzello tributario” di 100 euro annui, richiesto al Concessionario di rete, ma da questi ribaltabile al proprietario del congegno.
In Associazione molti gestori domandano se ciò sia “giusto”, sia “evitabile”, se corrisponda a regolarità la diversa condotta che singoli Concessionari assumono in merito a tale profilo, posto che alcuni si avvalgono della facoltà di rivalsa, altri no.
Dovendo fornire una risposta “istituzionale”, l’Associazione dei gestori non può che rimarcare che una facoltà concessa espressamente dalla legge è operativa e non contestabile, in disparte restando ogni considerazione di “giustizia” della decisione Governativa (peraltro del precedente Esecutivo) in questione.
Giova, invece, ricordare ai gestori il loro ruolo, non tanto sul mercato, che ogni giorno esercitano e quindi perfettamente conoscono, bensì nel contesto industriale del gioco lecito.
La differenza tra un imprenditore partner di un altra azienda e un lavoratore subordinato è proprio quella di ambire al più diversificato dei trattamenti e delle condizioni operative, il più possibile aderenti alle proprie peculiarità e professionalità. Contrariamente al lavoratore, quindi, non dovrebbe puntare ad una omogeneità di trattamento di tutti i Concessionari nei confronti di tutti i gestori, per il semplice fatto che tutti i Concessionari sono distinte e diverse realtà, al pari dei gestori hanno una loro ben determinata connotazione nell’ambito del rapporto collaborativo con la Rete.
L’oggetto della riflessione che si sottopone al gestore, pertanto, è identica a quella che si rappresenta ai Concessionari di rete.
Al cospetto di un costo aziendale odiosamente imposto da una normativa finalizzata a realizzare un extra-gettito, la facoltà di rivalsa nei confronti del partner commerciale costituisce esercizio di un diritto sottoposto alle ordinarie regole delle strategie imprenditoriali. Come il gestore cerca di fidelizzare l’esercente a cui attribuisce il rango di importante punto vendita, così gli operatori professionali “pesano” l’apporto specifico delle rispettive collaborazioni, valutandone la necessità o la convenienza di un apporto di fidelizzazione.
AS.TRO auspica che tutti i suoi gestori siano sempre valutati al “meglio” da tutti Concessionari per i quali operano, ma è naturale che ciò non potrà accadere per l’estrema eterogeneità che caratterizza il rapporto in questione su scala nazionale.
L’argomento dei “cento euro a nulla osta”, quindi, non ha cittadinanza nella dialettica associativa sotto il profilo del “diritto”, ma assume rilevanza di “riflessione di categoria” se collocato nel contesto dell’elevazione industriale del gestore, al quale si impone (e non si consiglia) di ricercare quotidianamente le sinergie aziendali che producano “marginalità”, perchè è dovere del gestore (e non semplice diritto) condurre l’azienda con criteri di produttività e qualità.
Sotto tale profilo, quindi, gestori e concessionari, nella loro qualità di imprenditori “cresciuti e vaccinati”, soppesano pro e contro delle rispettive partnership, esattamente come è verosimile che lo facciano per decine di altri profili, ciascuno facendo valere i rispettivi punti di forza, posto che la ricerca di profitto aziendale non è mai un conflitto di interesse, ma la mission di ogni industria.
Lo stimolo che si vuole infondere ai gestori, quindi, è quello di ricercare soluzioni che premino la loro oggettiva virtuosità imprenditoriale, non chiedendo all’Associazione di intercedere per un risparmio una tantum, ma pretendendo dalla propria Associazione di poter conoscere i percorsi attraverso i quali costruirsi una qualità aziendale che sia riscontrata e apprezzata

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