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Conferenza Unificata: accordo o iniziativa governativa autonoma? La vera differenza la fanno i contenuti

7 Settembre 2017

In Politica, si sa, regna il perpetuo tempo della campagna elettorale, e ciò genera un’insopportabile inflazione di slogan, promesse, proclami, linee di principio, linee di pensiero, autentici bignami della vita che si vuol cambiare e che si vuol costruire.

Alla fine quel che conta sono i provvedimenti (eventualmente) adottati, le risorse devolute per applicarli, gli esiti che hanno determinato, sia quelli positivi che quelli negativi.

La conferenza Unificata, che oggi “dovrebbe” decidere sul riordino del gioco terrestre, o per meglio dire sul corposo ridimensionamento di uno solo dei prodotti (l’AWP a moneta metallica con vincita limitata) del portafoglio pubblico dei giochi, sconta la caratura “politica” del suo palcoscenico, e quindi si imbatte sullo “stile barocco e conflittuale” che oggi connota l’antica arte dell’esercizio del potere.

L’alternativa all’accordo è l’iniziativa legislativa autonoma del Governo, certamente più rischiosa e conflittuale senza il raggiungimento di una intesa, parimenti complessa in presenza di un consenso che tratteggia solo linee politiche condivise non ancora tradotte in provvedimenti decifrabili nei loro effetti particolari e sistematici.

Nel gioco come nella vita politica di ogni giorno, tutti sono d’accordo su “quei grandi principi” che illuminano le “grandi questioni”, ma poi, quando si scende nel dettaglio “tutti” vogliono la botte piena e la moglie ubriaca.

Tutti tranne uno. L’industria del gioco lecito.

Almeno questo le va riconosciuto.

Il consesso confindustriale ha da tempo sottoscritto una cambiale in bianco e l’ha appoggiata sull’altare della “tenuta del sistema”, ovvero come contropartita per il mantenimento di un circuito formato da “qualche” migliaio di imprese/attività, “qualche” decina di migliaia di addetti “italiani”, a sua volta sostenuto da corposi investimenti (bancari e finanziari) italiani e “mondiali” (con questi ultimi che attendono di capire se protrarre la loro esposizione al rischio-Italia oppure iniziare il gioco al rientro).

Formazione anti-GAP dei venditori ? OK; Riduzione apparecchi AWP e punti vendita ? Ok; Pressione Fisco-tributaria aggregata più alta del Mondo ? Ok; riduzione pubblicità ? Ok; investimenti ulteriori per prevenzione e maggiore qualità distributiva nell’ottica della salvaguardia dell’utenza ? OK; riduzione degli orari di vendita ? Ok purché non erosivi della operatività imprenditoriale; Poteri agli Enti Locali ? Ok, purché il perimetro normativo sia uniforme sui prodotti e sul Paese, e i criteri di utilizzo siano prestabiliti e pre-valutati sostenibili.

Più di pagare per vivere non è lecito pretendere e non è sensato offrire, pagare per soccombere è una offesa all’intelligenza.

L’intesa, quindi, non è un “totem”, ma un percorso politico industrialmente “non decifrabile”, al pari dell’alternativa “autonoma” dell’eventuale iniziativa legislativa Governativa. Si valuteranno i contenuti dei provvedimenti varati e di quelli non varati, si trarranno le conclusioni, ma soprattutto si faranno le dovute considerazioni sugli effetti delle misure adottate o non adottate, e da imprenditori (con la responsabilità di buste paga e mutui), ovvero cittadini un pochino meno “abbindolabili” di altri, si attribuiranno responsabilità e meriti.

In azienda non si fa molta politica, e quando il bilancio diventa rosso non si cercano scuse, ma obiettivi nuovi e interlocutori diversi.

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