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Contingentamento, i vigili sanzionano anche in presenza dei “300 euro pagati”: il triste sgomento di chi ha ricevuto informazioni errate

22 Marzo 2011

Sarebbe facile ricordare che AS.TRO lo “aveva detto”, e sarebbe oltremodo infantile limitarsi a evidenziare che i gestori abituati ad aggiornarsi su questo sito hanno subito compreso la natura tributaria dei “famosi 300 euro” introdotti nella prima parte della legge di stabilità in materia di contingentamento, ed in particolare la natura di tassa sull’illegalità di tale importo (e non di coupon di tolleranza). Il rispetto per i tanti Colleghi che hanno ricevuto informazioni devianti ed erronee, tese a convincerli che i 300 euro fossero un importo “a sanatoria”, suggerisce di non imbastire la riflessione in termini di bravura comunicativa, ma piuttosto di professionalità aziendale.
Il Gestore è diventato un lavoro in cui certe competenze di comprensione e interpretazione della norma devono far parte del patrimonio aziendale, al pari della capacità di individuazione delle ragioni reali di “assottigliamento del cassetto”, o di evanescenza dell’utile. Nel settore del gioco lecito esiste una regola generale, in virtù della quale lo scostamento della procedura corretta equivale sempre a un errore sanzionato (almeno) con pena pecuniaria. L’evoluzione tecnologica costante, poi, unitamente alla crescente invasività dei controlli, rende sempre meno realistica la scommessa sulla mancata individuazione dell’irregolarità. 

Ecco quindi che coloro che interpretano il rispetto della norma in chiave esclusivamente etica, o peggio ancora, di antagonismo da retroguardia per la difesa della tradizione dell’automatico che fu (e che oggi per l’appunto non ha più diritto di cittadinanza), si espongono a tremendi rischi di impresa, ovvero a costi grigi che potevano essere evitati con la trasformazione dell’antico noleggio in una azienda di servizi a conduzione professionale. Nel caso concreto del contingentamento, poi, il settore è stato anche sottoposto ad una sorta di cultura “machista” in virtù della quale il rispetto di questa regola sembrava quasi rivelare una carenza di carattere del gestore, un suo posizionamento sul mercato in chiave di ingenuità e di soccombenza nei confronti dei furbi. La comunicazione di AS.TRO non ha certo fatto breccia in tali gestori, ma ne ha convinti tanti altri a dotarsi di procedure aziendali tali da sapere prima cosa è corretto e cosa è sbagliato e a pianificare il costo dell’errore in rapporto all’eventuale vantaggio. Chi considera il sito di AS.TRO come una quotidiana fonte di informazione, sapeva sin da gennaio che nessuna tolleranza poteva essere acquistata tramite i famosi 300 euro, e che tale importo non era stato concepito per “mantenere” l’attuale parco macchine, ma per rimandare progetti legislativi di aumento dell’aliquota PREU o revisioni peggiorative di quegli scaglioni di abbattimento del tributo, in virtù dei quali, oggi, le imprese virtuose incassano il loro dividendo. Il gestore AS.TRO, quindi, non crede nella legalità per vocazione spirituale o religiosa, ma prende laicamente atto che un’impresa che esercita un’attività solo in virtù dell’aggettivo “lecito” che segue alla parola gioco, non può che imporsi un processo aziendale improntato al rispetto delle regole e alla sua trasformazione da “costo” in “risorsa”. Ecco la sfida a cui il gestore è chiamato a rispondere e alla quale AS.TRO offre ausilio attraverso la quotidiana informazione e azione associativa: trasformare il costo occorrente per il rispetto delle regole in un investimento fruttifero per l’azienda.

Con tale approccio cambia la metodica della espansione aziendale, la scelta dei punti da seguire e da abbandonare, la pianificazione degli acquisti, la gestione complessiva dei rapporti di collaborazione con i Concessionari e la stessa concezione del ruolo dell’Associazione di categoria, alla quale non si chiede più di difendere chi le regole non le rispetta, ma di attivarsi per consentire alle imprese più efficienti strumenti di difesa dei propri investimenti affrontati proprio per lavorare nella legalità. Il nuovo decreto sul contingentamento rimetterà qualcosa a posto, nel senso che probabilmente consentirà la messa a terra di qualche apparecchio in più rispetto all’attuale disciplina. Tuttavia non stravolgerà la realtà operativa di carattere selettivo che oggi è in vigore, in virtù della quale l’errore (o l’irregolarità) che si riesce a non commettere (indipendentemente dalla sua rilevazione) si trasforma in un fattore di maggiore competitività nei confronti dei concorrenti meno organizzati che devono affrontare i costi aggiunti delle sanzioni, dei fermi macchina, del mancato controllo sulle esazioni, ma anche della scarsa sensibilità alla cura della propria immagine imprenditoriale al cospetto delle pubbliche amministrazioni.

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