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Contrasto al gioco illegale: i dati emersi dai controlli estivi della Gdf

25 Settembre 2018

Il tema della “illegalità” – e con esso la tutela delle prerogative erariali sulla raccolta – sta diventando più “sensibile” degli stessi luoghi dedicati al gioco.

Dagli ultimi controlli estivi della Guardia di Finanza è risultato che:

  • 36.467 sono stati i controlli complessivamente effettuati su tutto il territorio nazionale,

  • 500 le operazioni giornaliere,

  • 339 gli interventi irregolari rilevati, che hanno portato al sequestro di 147 apparecchi awp e 344 punti clandestini per la raccolta delle scommesse,

  • 4.189 le persone verbalizzate, tra cui 146 denunciate all’Autorità Giudiziaria.

I dati che ne emergono sono compatibili – in teoria – con gli effetti fisiologici delle restrizioni alle istallazioni dei giochi leciti, nella pratica scontati, se si considera che, de-slottizzare un territorio da un prodotto controllato dello Stato, inevitabilmente comporta che lo stesso prodotto sia sostituito con un altro privo di qualsiasi autorizzazione.

Ad oggi, le coincidenze delle restrizioni sono due: le restrizioni degli apparecchi comportano la reviviscenza sia dell’illegalità sia il diffondersi del gioco patologico, anche alla luce del fatto che le molteplici restrizioni locali non sono in grado di dimostrare alcun effetto positivo.

A chi conviene, quindi, l’illegalità? È davvero difficile capire quale possa essere la ratio che porta a cancellare di fatto un settore che ha portato legalità e gettito erariale. L’eccessiva penalizzazione delle aziende riconosciute dallo Stato rischia di consegnare il mercato alla criminalità, se non si pongono le condizioni per consentire a chi le regola le rispetta, di operare in un regime di remuneratività.

In Italia, il gioco ha margini molto stretti e sicuramente non elevabili, ma da tutelare doverosamente per mantenere l’offerta del prodotto pubblico in termini di competitiva e contrastante presenza di lotta all’illegalità.

Il settore rifiuta di essere considerato una consorteria di operatori “banderuola”: vale a dire, finché guadagno resto nella legalità, altrimenti delinquo.

Oggi già esistono due categorie di aziende: quelle che le regole le rispettano e quelle che guadagnano con l’illegale, dove l’opzione legalità è ampiamente scollegata dal criterio della remuneratività effettiva, costituendo scelta di vita di imprenditori che hanno deciso di costruire aziende con correttezza industriale.

Il Governo può aumentare la tassazione, può consentire qualunque restrizione territoriale, ma non si dimentichi che le trimestrali di cassa non potranno beneficiare in eterno dell’apporto del gioco lecito se Enti Locali, stampa ideologizzata e lobby dei professionisti dell’anti-gioco saranno lasciati liberi di sovvertire i diritti d’impresa di quelle aziende, dal cui impegno e sacrificio dipende la raccolta del gioco legale; quella tipologia di gioco, regolare e controllato, che deve affrontare anche ulteriori investimenti per l’adeguamento tecnologico, in funzione della tutela del consumatore.

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