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Da Carisio la proposta di AS.TRO: Pucci, “Da rivedere non il Preu ma il compenso agli esercenti”

15 Febbraio 2012

Riportiamo, nel seguito, il fedele reportage relativo alla riunione di ieri di AS.TRO a Carisio, pubblicato sul quotidiano online Gioconews.it nel quale viene ripreso l’interessante intervento del Presidente Massimiliano Pucci che contiene una proposta di alternativa all’aumento del Preu di cui si parla molto nelle ultime ore.
Ecco l’articolo:
Doveva essere una riunione per parlare, soprattutto, del nuovo Preu sulle new slot all’11,8 percento e, com’era inevitabile, si è finiti col parlare soprattutto del possibile futuro Prelievo del 13,8 che i rumors danno per possibile in virtù di un imminente restyling normativo operato dal Legislatore. Dal meeting associativo di ieri di Carisio (Vc) il presidente Massimiliano Pucci ha lanciato una proposta alternativa al ‘solito’ (e “impercorribile”) aumento del Preu: fissare per legge anche un tetto massimo al compenso dell’esercente, ovvero del punto vendita non dedicato, che dal gioco può attingere solo una integrazione reddituale ma non la fonte principale di guadagno.
Dopo aver ‘calmato’ la platea di gestori – specificando che le indiscrezioni trapelate sulla stampa vedrebbero un eventuale aggiornamento normativo ancora “allo stato ancora embrionale” e rispetto al quale si potranno mettere in campo le “tante opportunità di confronto e di intervento che la nuova Federazione del gioco lecito di Confindustria” offre alle associazioni che la compongono, e quindi al settore – il leader di As.Tro ha evidenziato, con buona dose di ironia, come “sia più problematico e insidioso un aumento del Preu dello 0,1% che del 1,2%”, in quanto “il primo non contestabile sotto il profilo della oggettiva sostenibilità, il secondo palesemente foriero della ‘chiusura’ del sistema gioco lecito italiano, con conseguente restituzione del primo mercato industriale del Paese alla illegalità”.
“La Federazione sta monitorando la situazione con attenzione – ha aggiunto nel suo intervento il Presidente AS.TRO – anche perché non sono solo le slot ad essere colpite da ipotesi di inasprimenti fiscali, ma tutto il gioco lecito, attraverso ipotesi di interventi idonei a scardinare nel profondo la stessa sopravvivenza di un sistema pubblico come effettivo antagonista istituzionale delle offerte illegali e pericolose per l’utenza, di gaming e scommesse”.
Ma la linea di As.Tro non è un rifiuto tout court all’esigenza di cassa dello Stato, con tanto di proposta alternativa, tenendo conto della realtà dl comparto. “L’utile medio di una azienda di gestione che già ottimizza al 100% costi e risorse, non supera mai l’1,5% – ha spiegato – assestandosi su valori oscillanti tra lo 0.8 e l’1% del coin in delle slot. Il dato è oramai consolidato, incontestabile, frutto di una semplicissima disamina contabile che trae origine dalla risicata marginalità del residuo di gioco, detratto il pay out effettivo al 75,48%, il canone Aams allo 0.8%, il costo rete, le immobilizzazioni di capitali per le fideiussioni e per la dotazione dei congegni, per non parlare del costante aggiornamento dei titoli di gioco, unitamente alla elevatissima incidenza della componente forza lavoro – cui si sommano i sinistri quali i quotidiani furti e i costanti interventi di manutenzione indispensabili per mantenere l’esercizio di una slot”.
Per questo, ha spiegato il presidente As.Tro, “L’aumento del Preu in percentuale maggiore rispetto all’utile medio, significa cancellare il gioco lecito, e, a cascata, privare il sistema del motore trainante del suo sviluppo”. E precisa, “Non ci faremo cancellare, e non subiremo l’imposizione di lavorare in perdita. E’ tuttavia ovvio che se il nostro comparto si dovesse ritrovare a dover operare senza neppure la speranza di fare utili, ogni azione di contrasto potrà essere valutata, per difendere il diritto che ogni impresa può vantare, in virtù del quale non spetta all’Erario la prerogativa di cancellare aziende e professionalità.
Questa la proposta di Pucci: “L’anomalia di cui oggi soffriamo è la distribuzione dei ricavi lungo la filiera verticale della gestione. Il livello di aggio che sta raggiungendo la spettanza esercente è il punto dolente della logica economica del comparto, in virtù della quale il soggetto che guadagna di più è proprio colui che non spende un euro per investimenti e costi di manutenzione, oltre al fatto di potersi permettere una artificiosa alterazione della funzione amministrativa ed economica della licenza di pubblico esercizio, oramai sempre meno caratterizzata dalla prevalenza dell’attività di somministrazione rispetto alla installazione delle new slot. Agli albori della legge n. 289/ 2002, il Legislatore si preoccupò di fissare un tetto massimo per il compenso del gestore di rete telematica: ora, dopo che tutta la filiera è inserita nell’elenco istituzionalmente governato in funzione di albo abilitativo, è giunto il momento di fissare per legge anche un tetto massimo al compenso dell’esercente, ovvero del punto vendita non dedicato, che dal gioco può attingere solo una integrazione reddituale ma non la fonte principale di guadagno”.

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