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Decreto Balduzzi: con la fiducia “annunciata” anche al Senato si profila la conversione in legge senza modifiche

31 Ottobre 2012

Se si può provare legittimo sconforto per la costante decadenza dei meccanismi di funzionamento della democrazia parlamentare, sicuramente frustrati da una intera legislatura di “voti di fiducia” (ovvero tracimazione dell’attuale “formale” sistema parlamentare in un assetto “materiale” a matrice presidenziale), la verosimile approvazione senza modifiche del c.d. decreto Balduzzi può considerarsi un dato “tutto sommato” positivo.

Ogni decreto potrebbe essere migliorabile se le proposte di emendamento contenessero capacità di ottimizzare i risultati che il provvedimento si propone, e, al tempo stesso, alleggerire gli eventuali costi pubblici a cui il medesimo potrebbe dover far ricorso.

Scendiamo subito nel concreto, evidenziando la differenza tra le proposte di emendamento che si sono registrate sino ad ora, e quelle che, invece, avrebbero risposto alle linee guida di “virtuosità” sopra elencate, che avrebbero sicuramente alleviato, per una volta, l’imbarazzo intellettuale che si prova al cospetto di una dialettica parlamentare infruttuosa.

Alle norme proposte dal dicastero della Sanità, si è richiesto di tornare “indietro”, ovvero aggiungere il divieto assoluto di pubblicità, e reintrodurre la perversa logica della distanze minime tra “un tipo” di apparecchio da gioco e un novero di luoghi sensibili esteso anche a realtà che tale sensibilità non la possiedono. Ovvia la fiducia al cospetto di tali proposte, che, si ribadisce, puntavano a “tornare indietro” e non ad “andare avanti”.

Il settore, che di pressione politica non ha “la reclamizzata capacità”, non è stato in grado di far emergere quella miglioria che, in questa sede, si ripropone nei termini di intellettuale contributo. Il decreto Balduzzi fissa due principi positivi ai quali manca una “terza gamba” per raggiungere l’ottimizzazione del risultato istituzionale prefissato, ovvero la effettiva regressione dell’incidenza numerica dei fenomeni di G.A.P. a quella soglia che non richieda sforzi insostenibili ad un S.S.N. “a corto di risorse”.

I due principi positivi sono l’avvio della campagna istituzionale di informazione e il recepimento in legge universale di (almeno) qualche limite pubblicitario tra quelli già contenuti nel codice di autodisciplina di cui gli operatori Confindustriali (e solo quelli) si sono dotati.

La “terza gamba” sarebbe stata la normativa in virtù della quale (sulla scorta di quanto deve già fare un esercente in materia di somministrazione di alcolici), consegnare ai “punti vendita terrestri”, un preciso protocollo operativo sull’interruzione della “somministrazione di gioco” all’utente già connotato da “eccesso” .

Protocollo istituzionale significa “carta” di doveri ma anche di funzioni (e quindi di poteri), con annesso onere di collaborazione da parte delle Forze dell’Ordine.

Tale proposta, si badi, concretizzerebbe un punto di incontro tra industria del gioco lecito e quelle realtà seriamente impegnate “sul territorio” a fronteggiare il G.A.P. con effettiva e concreta “assenza di lucro”, ovvero con trasparente competenza e mero spirito di civico impegno. Solo queste ultime entità, infatti, convengono con l’opinione “industriale” del settore, ovvero che il miglior utente del prodotto gioco è quello che per sempre resti tale, senza mai dover diventare “cliente” di Sert o centri di recupero/sostegno/appoggio.

Nell’auspicio che la nostra modesta voce possa giungere al Governo, suggerendo magari una iniziativa riformatrice che “colori” la “fiducia” all’insegna dello scopo di “meglio perseguire” gli obiettivi prefissati, ci si permette di ribadirne le positività:

  • Anticipazione della soglia di pubblica rilevanza dello stile di vita dell’utente;

  • Coinvolgimento di tutta la filiera industriale, e quindi, realizzazione di un “sistema” di condotte convergenti ad un fine sul quale anche l’Amministrazione Comunale può svolgere ruoli di controllo e collaborazione senza necessità di ricorrere a risorse extra.

  • Contenimento preventivo del fenomeno del G.A.P., a cui si associa sia la tutela dell’interesse erariale al mantenimento “nel tempo” del gettito, sia il minor budjet che le strutture sanitarie dovranno allestire.

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