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Centri di raccolta scommesse privi di concessione: verifiche per attenuare l’appeal del gioco irregolare?

10 Aprile 2013

(A cura di Avv. Michele Franzoso, Centro Studi AS.TRO)

Come noto, il profilo della tassazione a cui l’operatore di gioco o scommesse è sottoposto non influisce sulle preferenze dell’utenza, la quale – statisticamente – non risulta influenzata da quante tasse o prelievi si ricavino da un determinato servizio di gioco lecito.

E’ innegabile, tuttavia, che il mercato italiano delle scommesse non regolari, ovvero raccolte senza una concessione rilasciata dall’Amministrazione Finanziaria, sia ancora decisamente florido, nonostante gli sforzi che negli anni si sono profusi per rendere il servizio pubblico della scommessa il meno “ingessato” possibile, con palinsesti – quote – canali distributivi, sempre più “evoluti”.

La “battaglia”, ora, va quindi estesa anche al fronte dell’utenza, ovvero alla naturale profilassi di “disincentivazione” che normalmente si pone in essere

  • contro chi privilegia i più economici prodotti contraffatti,

  • ovvero contro chi consuma sostanze illegali,

  • ovvero contro chi usufruisce del servizio più antico del mondo,

alimentando, “con la propria assenza di senso civico”, economie danneggianti il Paese-Italia e turbative dell’ordine pubblico .

Una recente rilevazione avrebbe dimostrato che, spesso, i centri di scommessa non autorizzati sono muniti di partita IVA, posseggono il registro clientela per le puntate e le vincite sopra i mille euro, e solitamente impostano la loro “denuncia dei redditti” sullo schema “IN” meno “OUT” meno “quota” stornata alla “casa madre estera” (esempio 100 mila euro di scommesse raccolte, 60 mila di vincite erogate, 20 mila di “fee” per la casa madre, uguale imponibile di 20 mila).

A fronte si questa realtà, la normativa già consente verifiche tributarie sui Centri, con le contestazioni che normalmente l’Agenzia dei Monopoli di Stato effettua e trasmette all’Agenzia delle Entrate.

Il “fronte” dell’utenza, tuttavia non pare essere mai stato “esplorato”.

Per il giocatore, infatti è esperibile:

  • la verifica della dichiarazione della vincita come reddito sottoposto a tassazione separata,

  • il disconoscimento delle eventuali “bollette vincenti” come giustificativo di reddito ai fini del tenore di vita, in quanto documenti non validati da un processo telematico approvato dall’Amministrazione Finanziaria.

A fronte di tali “pianificabili” operazioni tributarie il mercato riacquisterebbe, almeno un equilibrio interno, laddove anche la scelta di avvalersi di operatori non autorizzati non resti senza conseguenze.

Ai fini di una corretta pianificazione delle operazioni, poi, è auspicabile uno stretto coordinamento preventivo tra le Agenzie dell’Amministrazione Finanziaria, posto che una gran parte delle verifiche sortirebbero rettifiche reddittuali automatizzabili.

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