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Il fenomeno eSports e la creazione di una cultura del gioco

15 Dicembre 2018

Quanto vale l’industria degli eSports? Una domanda a cui non è facile rispondere. Ma ci prova a farlo il quotidiano online degli eSports eSportsMag.it che spiega: “Il 2018 si è aperto con i numeri presentati dall’Istituto Eurispes, il cui Rapporto Italia 2018 racconta di un settore che vede sempre più persone appassionate agli eSports, un numero cresciuto nel 2017 del 24% rispetto all’anno precedente. Una crescita impressionante rispetto a quella di altri settori industriali del Paese, tuttavia l’eSports italiano, nel 2017 valeva “appena” 14 milioni di euro. A metà anno è arrivato il Primo Rapporto sugli eSports in Italia, realizzato da Nielsen Entertainment per conto dell’Aesvi, Associazione editori e sviluppatori di Videogiochi. I dati raccolti raccontano che gli appassionati di eSports, tra assidui e occasionali, in Italia sono circa 1 milione, ma il numero è in aumento. A metà novembre, pochi giorni fa, una ricerca presentata da Format Research, sempre relativamente agli eSports, riporta che il prossimo anno gli appassionati prevedono di spendere il 20 percento per seguire eventi eSports. Eppure non basta. Questi sondaggi parlano di un territorio italiano in movimento, con cifre che molto probabilmente hanno continuato a crescere anche nel corso di questo 2018, ma che ancora non vedono l’Italia avvicinarsi alla realtà di altri paesi. Il problema, sia chiaro, non è esclusivamente economico; non solo, anzi, tutt’altro”.
A contrastare la crescita di questo nuovo settore ci sono tante caratteristiche e tante carenze che lo Stivale si porta dietro da anni. La diffidenza che abbiamo sempre nei confronti delle novità, una legislazione complessa e spesso da reinterpretare, l’incapacità di creare accordi duraturi (accordi, partnership, ma non solo), la mancanza di una classe imprenditoriale lungimirante e aperta a nuove prospettive di investimenti, non da ultime le carenze strutturali e infrastrutturali (basti pensare all’altalenante diffusione della banda larga) e carenze formative e culturali.
Crediamo che ‘cultura’ sia la parola chiave.

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