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I dati della raccolta di febbraio. Slot a 2.342 milioni di euro (-217 milioni rispetto a gennaio)

17 Marzo 2010

Comparto slot a singhiozzo. Questo è il risultato dell’altalena di sali e scendi che registra l’andamento della raccolta.
217 milioni persi rispetto al mese precedente (che già registrava un – 96 milioni nei confronti del mese-record di dicembre 2009, con le slot a 2699 milioni), sono molti e fanno riflettere sullo stato di salute della performance delle AWP.
Crisi economica o crisi di fidelizzazione dell’utenza ? Mercato in via di razionalizzazione quantitativa o solo in momentanea congiuntura ? Una cosa è certa, la proiezione annuale a 30 miliardi di volume di gioco (fondata sui risultati di gennaio scorso) si allontana, e con essa si allontana ogni speranza di ottenere, dalla attuale legge sugli scaglioni, un ritorno fiscale in termini di guadagni concreti per la filiera,.
Tale legge è abortita, nei suoi effetti di questo anno, per via dell’impossibilità finanziaria di lavorare nel 2009 con un parco macchine tutto targato comma sei A, e dalla pervicacia resistenza del gioco irregolare.
Nel 2011 si potrà al massimo arrivare a compensare lo 0,6% di aumento “targato UNIRE”, ma non verranno restituite somme effettive che attestino un concreto premio alla filiera per i risultati ottenuti.
Ciò è ingiusto, perché comunque il settore ha messo in campo un investimento da 600 milioni di euro per approntare un parco macchine della tipologia comma 6lett. a) finalmente affidabile e performante sotto il profilo dei regimi di esercizio, senza accedere a neanche un euro di cassa integrazione e senza neppure un centesimo di credito di imposta per ricerca e innovazione dei beni strumentali.
Ciò è ingiusto perché le Associazioni di categoria sono in grado di provare un concreto attivismo nella lotta all’illegalità e una effettiva disponibilità a mettere in campo, nell’ambito della strategia integrata di contrasto all’illegalità nel gioco, tutte le potenzialità di monitoraggio del territorio che l’operatore può esercitare.
Ciò è ingiusto perché una tassa che è già stata qualificata come tecnicamente troppo alta (e quindi sbagliata) dall’Amministrazione di riferimento, rimanendo tale può solo produrre effetti negativi.

Tuttavia, l’economia in generale non ha vita facile in ITALIA, e il gestore, che presumibilmente ha già compreso di non vivere in paese “AWP-CENTRICO”, ha potuto vedere come persino il Presidente di Confindustria, dott.ssa Emma Marcegaglia, debba supplicare al TG1 il Governo di dedicare un po’ di tempo e un po’ di attenzione “ANCHE” ai problemi strutturali dell’economia e dell’industria.

Il settore pertanto ha una sola strada per fermare l’emorragia di raccolta, forse smentibile già dal mese prossimo, forse accentuabile se certi dati dovessero trovare conferma: puntare tutto sulla lotta all’illegalità, liberandosi da ogni remora attinente la convenienza contingente di un impegno civile che OGGI costituisce l’unico fattore di sviluppo economicamente sostenibile, indipendente dalla sensibilità politica.
In un momento in cui i ricavi coprono solo i costi e – a stento – le incidenze dei sinistri (furti, rapine, guasti, soccombenze commerciali) solo l’estromissione dell’operatore illegale può far riemergere una fetta di mercato nuovo in un contesto altrimenti saturo. Nell’attesa di un segnale da parte di una politica altrove impegnata, l’industriale che non si sente suddito ma cittadino, deve avere la “fame” per lottare e andarsi a prendere quello che è suo, strappandolo di mano, se necessario, a chi se ne sta appropriando attraverso un apparecchio illecito.

AS.TRO non aspetta altro che avere mandato dalla propria base di sostenere questa nuova forma di lotta, la cui diversità rispetto al passato si contraddistingue proprio per il non limitarsi più al proprio virtuosismo, ma al concreto e quotidiano antagonismo nei confronti di ogni forma di raccolta di gioco irregolare.

Oramai si è capito che non basta più fare il proprio dovere, per sentirsi a posto con la propria coscienza di industriale che deve pretendere veri ricavi dalla propria azienda, perché pochi “furbi” hanno decurtato, stanno decurtando, e probabilmente decurteranno la raccolta di quei 3-4 miliardi che ancora servono per vedersi azzerato l’esproprio targato Unire-Coni.

Il gestore non è e non sarà mai né un poliziotto né un giustiziere, ma deve incominciare a capire come organizzarsi per far concentrare i controlli e gli interventi repressivi nei contesti in cui si sottrae raccolta al censimento del sistema gioco-lecito. L’impresa sembra ardua, ma vista dall’esterno si ha l’impressione che il settore abbia già vinto sfide molto più difficili, e che quindi esistano tutte le necessarie potenzialità per raggiungere l’obiettivo.

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