Skip to main content
Logo Confindustria
Know your limit. Play within it.

I nodi vengono al pettine: il problema dell’Italia non è il gioco

3 Aprile 2012

In questi ultimi dieci giorni l’Italia è stata interessata da due ordini di “eventi”. Da un lato, la rassicurazione del Presidente del Consiglio ai mercati internazionali circa la stabilizzazione dei conti pubblici (costata ai cittadini sacrifici previdenziali, decurtazioni di buste paga per le addizionali, abbassamento delle garanzie normative sul lavoro, monitoraggio fiscale stile “grande fratello”); dall’altro lato le dichiarazioni congiunte dei “vice” del MEF, e dell’ISTAT, secondo le quali l’Italia è in uno stato di recessione che mette a rischio il PIL anche del 2013 (mentre quello del 2012 è già considerato non recuperabile). A corollario di questa panoramica si colloca il dramma dell’industria dell’auto (che tra breve provocherà l’ennesima calda primavera – estate, e poi autunno – inverno), il crollo occupazionale dei giovani, e un trend di perdite di posti di lavoro sull’ordine delle migliaia al mese (di pari passo rispetto alle dichiarazioni di fallimento delle imprese, edili in primo piano, ma anche manifatturiere, e di servizi).

Il Paese “si scopre” abitato da

  • medici che non fatturano le prestazioni (A Caserta il 100%),

  • Giudici Tributari che scambiano il dilettantismo della rispettiva funzione (meramente onoraria, a termine e cumulativa rispetto a una miriade di impieghi e professioni), con facoltà di affiliazione alla locale criminalità organizzata,

  • un comparto Giustizia che garantisce solo i creditori abilitati alle ganasce fiscali, e che abbandona al fallimento le imprese che aspettano dalla P.A. il pagamento delle fatture,

  • una ricchezza interna distribuita secondo canoni più simili ad un Paese SudAmericano degli anni settanta, che ad un presunto Stato membro della c.d. evoluta Europa.

A fronte di tutto ciò il problema all’ordine del giorno della politica sarebbe il gioco, ovvero come ri-tassarlo rispetto agli attuali prelievi, come dis-incentivarne la espansione, come riconoscerne il rango di fattore patogeno sotto il profilo socio-sanitario.

Eppure ci sono dati che attestano come le campagne di ispezioni territoriali condotte per il controllo di legalità sul gioco sortiscano solo addebiti di natura formale ai soli esercenti, mentre l’attività di gioco lecito si rivela “in sé”, pressoché “disabilitata” all’evasione fiscale in senso stretto, ovvero perpetrata attraverso l’occultamento di ricavi.

L’industria del gioco lecito “ancora” non licenzia, non razionalizza “in modo invasivo”, non de-localizza, ma tra breve dovrà trovare risposte economiche alla “caccia alle streghe” in atto. Tutti vogliono la visibilità positiva derivante dalla demonizzazione del gioco, nessuno pensa a come “rinunciare” ai proventi dei prodotti di Monopolio, o a progettare una razionale distribuzione di tali servizi che esalti le capacità professionali degli operatori in grado di fare “gaming” nel rispetto dei Territori e delle società.

I nodi vengono al pettine, dunque, e non sarà la demonizzazione del gioco a scioglierli, così come neppure un cittadino sarà salvato da sventure tramite i provvedimenti anti-slot, che notoriamente colpiscono solo gli apparecchi legali a percentuale controllata e garantita di retrocessione, lasciando inalterate le capacità di impoverimento dei videopoker illegali (funzionanti al di fuori del circuito di controllo dell’Aams).

I gestori di AS.TRO sono operatori solidi e ostinati, e non gettano la spugna tanto facilmente, e a fronte di un clima così negativo rispondono “noi lavoriamo onestamente”. Le folate di demagogia politica prima o poi si attenueranno, e allora si vedrà chi – nel rispettivo programma – vorrà il futuro (piuttosto che la scomparsa) dell’industria del gioco lecito.

I NOSTRI PARTNER

Logo snaitech
Logo Astro
Logo codere
Logo ASTRO