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Il “cambio di passo” del settore

2 Dicembre 2010

Da autorevoli osservatori del settore del gioco lecito si è osservato che esiste un rapporto estremamente delicato tra i dati che esprime il comparto e le effettive realtà aziendali che lo compongono.
In particolare si è evidenziato, da un lato, la costante crescita della raccolta, e, dall’altro, si è sottolineato uno stato di crescente sofferenza della filiera, caratterizzata da risicati margini di resa e stagnazione commerciale del segmento della produzione di apparecchi da gioco.
L’analisi non è del tutto errata, e soprattutto si conviene sulla proposta di concepire un “cambio di passo” del settore per invertire il senso di marcia di una industria che deve garantire ricavi a fronte di un volume ingente di gioco.
AS.TRO ha pensato alla necessità di un “cambio di passo dei gestori” da due anni, ovvero da quando si è avverata la realtà del gioco in Confindustria s.i.t., invocando la trasformazione del “noleggiatore tradizionale” in una entità aziendale in cui costi grigi e processi lavorativi approssimativi e “intuitivi” lasciassero il posto a quella “pianificazione” e “organizzazione” che trasformasse la “legalità” da costo a risorsa.
Il punto di partenza del ragionamento, infatti, è che una industria che si basa solo sull’aggettivo “lecito”, non può che fondare le sue aspettative di crescita sul contrasto al “non – lecito” e sulla “reductio ad unum” della filiera ad un contesto di aggressione nei confronti delle quote di mercato ancora detenute dal gioco “extra-sistema”.
Non spetta ad AS.TRO capire come gli altri segmenti (Produttori, Concessionari, Amministrazione), possano realizzare il “loro” cambio di passo, ma un dato è certo.
Il rapporto tra legislazione e realtà operative delle aziende non va più considerato come in passato. Nel gioco pubblico, infatti, gli anni sono intensi quanto i “secoli”, e se nella fase di start up del gioco pubblico era la legge a fungere da motore propulsore del business di comparto, ora la realtà è diversa: la legge “riconosce” i passi degli operatori, e “consolida le posizioni più virtuose, perché un gioco pubblico che frutta quasi 9 miliardi di gettito annuo è già “espanso”, e la sua mission cambia da “impellenza di crescere per diventare antagonista del gioco illegale”, a “capacità di garantire sicurezza al sistema” (ovvero operatori, Amministrazione, Utente). Non è pensabile, infatti, uno Stato in cui il GIOCO PUBBLICO decuplichi questo gettito senza derogare alle più basilari sensibilità sociali, ma soprattutto non si può pretendere che sia una industria non produttiva di beni a garantire – da sola – la economia di una Nazione dell’Unione Europea.
Il riconoscimento giuridico del gestore, pertanto, non è mero atto propulsivo di una realtà industriale (il c.d. subappalto a valle del gioco), ma è soprattutto la presa d’atto che esiste una realtà di gestori che hanno capito come rendere “industria” l’erogazione del loro servizio. La legge di stabilità, infatti, non nasce per “applaudire” gli ottimizzatori di resa delle AWP, ma recepisce il fatto che esistono dei gestori virtuosi accanto a realtà non ancora agganciate al futuro, e che tramite un albo pubblico si dovrà “fare il punto” della situazione, razionalizzandola, accordando preferenza ai primi rispetto ai secondi.
Alla presentazione del “codice del gioco” avvenuta proprio ieri al Palazzo dell’Informazione, a Roma, il sottosegretario al M.E.F. ha dato atto della caratura industriale assunta dal gioco, confermando la natura di “presa d’atto politica” dell’albo del gestore, laddove tale figura sia riuscita a far parte della realtà di Confindustria, e quindi a entrare in un contesto di rappresentanza che garantisca le Istituzioni sulla vocazione imprenditoriale della categoria (o almeno di una sua parte, e comunque di quella parte che sarà riconosciuta come interlocutore Governativo).
Allo stesso modo, gli ulteriori interventi riformatori che si richiedono e che costantemente si richiederanno al Legislatore (guai a interrompere questo processo propositivo), per sortire effetti positivi, dovranno essere impostati su questa logica: non già per “chiedere incrementi fini a se stessi” (nessun comparto industriale, infatti, ottiene più aiuti di questa natura), ma “pretendere” dei riconoscimenti di sviluppo industriale già realizzati, al fine di consolidarli e metterli in sicurezza. Lo stesso progetto AS.TRO per il prodotto sicuro e garantito parte da questa premessa.
Chiedere al Legislatore una nuova awp è una cosa; chiedere al Legislatore che si prenda atto che il comparto produttivo ha (già) sposato la logica della qualità, dell’eccellenza, della sicurezza, e che ciò vada sostenuto anche tramite un costante aggiornamento dei parametri di esercizio, è un’altra cosa.
AS.TRO non usa più gli studi economici che dimostrano le potenzialità di sviluppo derivanti dall’abbassamento della pressione fiscale, per dimostrare la necessità di abbassare il PREU. AS.TRO, nei confronti istituzionali, difende la filosofia premiale della legge sull’abbattimento del tributo sulle eccedenze di raccolta, pretendendone la permanente efficacia attraverso la complementarietà effettiva tra VLT e AWP, e insistendo per la messa in campo di azioni concrete per la lotta all’illegalità.
Parimenti, quindi, il costante rinnovamento delle awp non potrà essere agganciato solo a progetti “numerici”, ma dovrà essere concepito come una esigenza di comparto necessaria a mantenere determinati standard virtuosi sui quali si è (già) investito.
Nella riunione di Bologna tra gestori AS.TRO e produttori, è emerso l’aspetto delicato di un comparto produttivo che si adegua al mercato “maggioritario” che richiede basso costo e non investe nella qualità e nella garanzia. E’ chiaro, pertanto, che una industria della produzione che dovesse (adesso) abbandonare questa non virtuosa correlazione con la domanda maggioritaria dovrebbe essere doppiamente sostenuta: da un lato, penalizzando chi questa scommessa non l’ha accettata, dall’altro lato, penalizzando i gestori che non riescono a “ far fruttare” la qualità. Sotto il primo profilo si può concepire un albo dei costruttori, come anche una modifica normativa che imponga, ai fini dell’omologazione, determinate dichiarazioni di qualità su software e congegni. Sotto il secondo profilo si può concepire una fiscalità differenziata per le perdite di esercizio che un congegno dovesse cagionare, a seconda che si tratti di un prodotto a parametri garantiti, oppure no.
AS.TRO, comunque affiancherà ogni progetto e ogni iniziativa che si proponga di realizzare una condizione di virtuosità del sistema gioco pubblico, unitamente a tutte le battaglie riformatrici della normativa necessarie a mettere in sicurezza i maggiori standard realizzati.

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