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Il gioco a rischio riciclaggio? Solo in teoria

1 Marzo 2010

Come noto, il problema dell’infiltrazione malavitosa nell’economia legale è un “classico” della storia italiana, e ogni settore è sottoposto al rischio più o meno grave di vedersi “scalato” da capitali tanto ingenti quanto facilmente spendibili.

Tuttavia, quando il settore nel potenziale occhio del ciclone si chiama GIOCO, la stampa specialistica rincorre anche la più remota notizia di allerta o di avvio di controlli e verifiche, per lanciare allarmi che il comparto potrebbe risparmiarsi tranquillamente, anche perché attraversa una fase di industrializzazione che comporta un sempre più simbiotico rapporto con il mondo bancario e il sistema finanziario degli investimenti.
Il Gioco, infatti, è una industria che investe nel suo futuro anche le aspettative di PROSSIMO ricavo, e quindi non si regge più sui risparmi pregressi di qualche imprenditore, ma sulla trasparenza normativa ed economico-finanziaria di un business sottoposto al gradimento di investitori a caratura istituzionale.

Non sono pertanto utili a nessun operatore del settore allarmi che dipingano il GIOCO come terreno di conquista della criminalità economica, anche perché un tale dato oggettivo non corrisponde neppure alla peggiore delle possibili proiezioni a cui assoggettare tutte le notizie divulgate recentemente sul fenomeno (rapporto CNEL, avvio verifica sui conti di gioco degli skill game, ECC. ).

Da un punto di vista tecnico, infatti, benché il GIOCO non possa chiamarsi fuori dal circuito economico (e quindi dalla teorica aggressione dei capitali illeciti), gli “anticorpi” di cui il sistema dispone elevano di molto il “costo” di una eventuale condotta di riciclaggio, rendendo il settore del GIOCO oggettivamente meno appetibile rispetto al prioritario terreno di conquista dei pubblici appalti aggiudicati per gare al ribasso.

Da un lato, la irrisorietà dei ricavi sul breve periodo, legata alla generalizzata e notevole pressione fiscale, difficilmente eludibile per via dei sistemi di controllo sui flussi di gioco posti “monte” dei sistemi di raccolta; Dall’altro lato la elevata concorrenza degli operatori che rende evanescente qualsiasi momentaneo piazzamento di mercato che non si caratterizzi per una costante ricerca di innovazione e efficienza del servizio all’utenza. Ultimo, ma non meno importante dato, è la costante evoluzione del portafoglio di prodotti in gestione dell’Amministrazione Finanziaria, che rende il mercato del GIOCO molto meno pianificabile di qualsiasi altro comparto. Tutte queste circostanze, ovviamente, si sommano agli sbarramenti ordinari previsti dalla normativa sui requisiti morali degli operatori, così come accade negli altri settori.

Il settore del Gioco pubblico, pertanto, accoglie di buon grado ogni verifica e analisi sui propri conti, e non avrà difficoltà a ostentare alle Istituzioni competenti le informazioni che saranno ritenute necessarie.
Discorso diverso, invece, attiene alla tutela del Sistema Gioco Lecito nei confronti delle frodi ai suoi danni, in quanto il complessivo sistema sanzionatorio Italiano si presenta antiquato sotto il profilo della deterrenza e inefficiente sotto il profilo della repressione.
Il punto debole del sistema italiano, infatti, è quello di impedire che si omettano (dolosamente e/o colposamente) i versamenti di tributi censiti e liquidati, e in tale complessivo contesto non roseo, i risultati di riscossione comunque garantiti dall’Amministrazione dei Monopoli, con mezzi e strutture molto inferiori alle Agenzie delle Entrate, denotano una “sostanziale pulizia” del settore, estraneo ai grandi casi di criminalità economica che le recenti cronache stanno descrivendo su diversi campi della nostra industria.

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