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Negro: Il gioco lecito ha raggiunto la boa, adesso “deve girare”

17 Settembre 2012

a cura di Mario Negro, Presidente onorario AS.TRO

AS.TRO ha sempre ritenuto necessario riflettere sulle fondamenta del sistema gioco lecito, fornendo agli operatori una lettura “di prospettiva” delle dinamiche politiche, sociali ed amministrative che interagiscono con l’attività del settore.

Tale gestione della politica della rappresentanza è legata alla velocità con la quale si evolvono le situazioni sensibili per l’industria del gioco lecito, fattore che rende impossibile pianificare un’azione associativa con criteri “antichi”, ma che soprattutto impone agli operatori di concepire il proprio lavoro come realtà perennemente affiancata ad un laboratorio in cui sperimentare soluzioni e innovazioni.

Basterebbe citare i temi caldi che hanno “infuocato” gli ultimi cinque mesi, per accorgersi come industria e rappresentanza rischiano di ritrovarsi a rincorrere le situazioni contingenti, distogliendo tempo prezioso a quel percorso di innovazione “sistemica” che dovrebbe contraddistinguere tanto il presente quanto il futuro a medio termine.

Il gioco lecito ha toccato il suo “picco” nel 2010, si è assestato (al fisiologico ribasso nel 2011), e nel 2012 ha imboccato la curva discendente. Numeri a parte, infatti, che nel nostro settore, peraltro, sono confezionati sempre e solo per decretare crescite e incrementi (a prescindere dal loro peso virtuale o figurativo, piuttosto che effettivo e concreto), il gioco lecito ha raggiunto un livello di “globale saturazione”, che sta rendendo “superati” molti fattori sui quali si regge l’attuale analisi del comparto.

Tutti possiamo convenire che nel 2003 è iniziato un cammino, un percorso, che oggi è terminato nel suo viaggio di andata e che deve pianificare il suo “ritorno”, possibilmente verso una nuova meta, e non alla situazione pre-2003.

L’introduzione della new slot ha segnato una epoca nuova, ovvero ha introdotto un prodotto in grado di ri-consegnare redditività a contesti operativi (Bingo, sale scommesse, sale giochi tradizionali, ma anche pubblici esercizi, tabaccherie ed esercizi commerciali), che, per tanti motivi, non nuotavano certo nell’oro. Oggi è proprio la new slot, ovvero il prodotto di punta del sistema, dalla più ridotta promessa di vincita e dal più economico prezzo di ingresso, a consentire una corretta lettura del mercato di riferimento. Quando l’aumento degli apparecchi in esercizio, l’aumento delle location abilitate all’installazione, l’aumento della c.d. propensione al gioco (propensione e non spesa, si badi) della popolazione, non fa aumentare gli indici di reddittività delle imprese, significa che la boa è stata raggiunta, e che occorre capire bene in quale direzione andare, per evitare il rischio di trovarsi in mare aperto, sfiancati e senza punto di riferimento.

Nel 2003 il Legislatore ha sancito l’abolizione del videopoker, ovvero ha introdotto il principio secondo il quale l’apparecchio da gioco lecito deve proporsi e imporsi sul mercato come congegno verificato, sicuro, tassato severamente, e capillarmente distribuito sino alla marginalizzazione delle macchinette “anarchiche” e fiscalmente clandestine.

Questo risultato è stato raggiunto, ed il mercato si presenta, oramai, tendenzialmente saturo, anche alla luce di un contesto bancario che non finanzia più aperture di nuovi esercizi commerciali.

Oggi la sfida che il settore è chiamato a cogliere è la comprensione del percorso in virtù del quale salvare la maggior parte del suo sistema di gioco, rendendolo più remunerativo e meno oneroso sotto il profilo dei costi, impattante socialmente e territorialmente secondo cautele idonee a scongiurare l’accerchiamento mediatico-intellettuale di chi vuole l’eliminazione del comparto.

Con 400.000 awp, 50.000 vlt (mille più, mille meno poco importa), e un trend concorrenziale che oramai vede il punto vendita come entità che impone l’aggio, in luogo di subirlo (nonostante la sua sostanziale instabilità sullo scenario del commercio), non ha più molto senso parlare di “sviluppi quantitativi” della rete distributiva, peraltro perforata da normative locali che amplieranno sempre più le aree urbane interdette al gioco. Il modus operandi antico (acquistare macchine e installarle, sempre ovunque e comunque) è oggi superato dai fattori ambientali ed economici, e non è più alla portata dei gestori.

AS.TRO ha proposto di passare ad un terzo livello di sviluppo del gioco lecito, intravvedendo, inizialmente, tre profili di intervento su cui incentrare la ricerca di una nuova “boa” per il settore: Gioco responsabile, Gioco sicuro, Lotta alla illegalità, sono infatti i tre pilastri su cui costruire una collaborazione intorno alle imprese di gioco, scongiurando l’attuale stato di contrapposizione alle aziende di settore.

A questi profili, oggi, si aggiunge quello della legge quadro sul gioco, per consegnare al settore un contesto operativo in cui fiscalità e impianto autorizzatorio siano calibrati per garantire un sufficiente arco temporale di stabilità, indispensabile per razionalizzare il sistema alla luce della difficile condizione economica di un Paese (in cui non c’è più credito bancario), e dove certe performance erariali possono essere raggiunte solo ridimensionando i ricavi dei punti vendita a favore di chi deve costantemente investire per mantenere competitivo e sicuro il sistema industriale e dei controlli.

Il nostro settore non chiede “bonus fiscali”, non chiede sconti, non chiede “condoni”, chiede solo di poter studiare assieme alle Istituzioni un viatico concreto ed efficiente per ottimizzare il sistema, consentendo tanto la salvaguardia del gettito, quanto la garanzia per le imprese di potersi auto-finanziare gli investimenti necessari per l’evoluzione tecnologica, la formazione di personale per la responsabilizzazione dell’utenza, l’abbattimento degli impatti socio-territoriali delle attività.

Investire senza risorse nuove (attualmente irreperibili, né sul mercato, che è saturo, né sul fronte creditizio, che è ingessato) è possibile solo attraverso

  • precise certezze operative,

  • la razionalizzazione e la innovativa ri-distribuzione dei margini di utile tra gli attori della filiera.

Innovazione, quindi, ma soprattutto stabilità di condizioni operative sono i pilastri (conservativi) su cui fondare il prossimo ciclo che il settore deve affrontare.

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