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Incidenza dei malfunzionamenti sul fatturato del gestore

22 Luglio 2010

La battaglia di AS.TRO per la qualità del prodotto e la garanzia dell’acquisto, ha creato un “malinteso”, che mi auguro di poter chiarire in queste poche righe.
L’Associazione degli operatori del gioco lecito non ha l’”anello al naso” e annovera, tramite i propri iscritti e il proprio staff., un’ampia conoscenza sia dei mercati internazionali, sia dei “risvolti” peculiari del mercato italiano.
AS.TRO, quindi, non sta combattendo per far ottenere al gestore un certificato di garanzia che una s.r.l. da 20.000 euro di capitale sociale non potrà comunque “onorare”, benché (eventualmente) sottoscritto in pompa magna, e non ha nessun interesse a ostacolare il libero arbitrio di tutti quegli operatori che nelle attuali dinamiche commerciali trovano un soddisfacente equilibrio.
Tuttavia, per molti l’attuale equilibrio non è più accettabile, e parlo, in particolare, per le prime 27 aziende che mi hanno esibito il loro report sull’incidenza dei malfunzionamenti dei prodotti sul rispettivo fatturato, per le altrettante che si stanno avvalendo di altri componenti del Comitato di Presidenza per la acquisizione rapida dei dati e la relativa aggregazione, per le altre svariate decine di noleggiatori che in questi giorni hanno chiamato la segreteria dell’Associazione per capire meglio come acquisire velocemente queste informazioni direttamente dai borderò della gestione telematica e dalla cartella “manutenzione” del proprio computer aziendale.
AS.TRO, pertanto, vuole capire se la maggioranza dei propri iscritti ritiene che un cambiamento sia necessario, ed essere pronta ad offrire gli strumenti per perseguirlo.
Per questo motivo è necessario ottenere un dato “di categoria” sull’incidenza dei malfunzionamenti dei prodotti sul fatturato, al fine di comprendere:
– qual è il reale “aggio” della gestione a valle delle AWP, al netto di tali fattori;
– quanto “costa” il mantenimento in Italia della peculiarità del mercato attuale, ovvero la totale assunzione di rischio (commerciale e imprenditoriale) dell’acquisto della macchina da gioco in capo al gestore, senza la compartecipazione del produttore al business dell’esercizio;
– quali soluzioni possono introdurre nel mercato italiano una “monitorata e oculata” apertura a formule gestionali differenti dalle attuali, sicuramente ricalcate su modelli stranieri, benché necessitanti di “ovvi” adeguamenti alla realtà italiana.

Se gli attuali dati tendenziali e provvisori, poi, dovessero trovare conferma, la battaglia di AS.TRO non dovrebbe trovare ostacoli di adesione: allo stato attuale, infatti, si delinea una incidenza aziendale dell’13% sul fatturato, derivante dai malfunzionamenti dei principali beni strumentali aziendali del gestore (schede, periferiche, cambiamonete), ovvero una tendenziale riduzione dell’aggio del gestore di ben oltre lo 0,60% (pari al famoso “aumento PREU”).
Il compito di AS.TRO è quello di consentire di fare industria a chi ha scelto di farlo, e non certo di rovesciare – per partito preso – la logica della macchina a basso costo che nessuno garantisce perché, appunto, costa veramente poco (benché a volte valga meno).
Una associazione seria guarda alle cifre e si muove su indicazione della propria base, e, si ribadisce, non si propone obiettivi assurdi, quali quelli di rendere “garantiti e affidabili” tutti i prodotti “di adesso”, realizzati e distribuiti con le attuali logiche imprenditoriali e commerciali, sventolando come “risultato” per il gestore un pezzo di carta di cui solo qualche azienda patrimonializzata potrà avere “rispetto” (fatto che comunque testimonierebbe un tangibile e rilevante passo in avanti rispetto alla situazione attuale e che restituirebbe al gestore un ruolo di “cliente” tutelato e fautore della domanda commerciale).
AS.TRO si propone di far capire
–    che la qualità richiede una marginalità aggiuntiva di ricavo (per chi la qualità la garantisce, ovviamente),
–    che la modernizzazione del nostro mercato, con le soluzioni innovative che all’Estero hanno garantito di individuare “quella” aggiuntiva marginalità nella compartecipazione al rischio del produttore, può essere un viatico ad una “sperimentazione” del nuovo;
–    che per garantire agli attuali operatori, di non restare “scottati” dal “nuovo”, occorre una gestione anche politica di certi fenomeni, volta a tutelare le peculiarità italiane rispetto a innovative pratiche commerciali.

Nella speranza di aver chiarito sia l’importanza del “sondaggio” AS.TRO, sia la caratura politica e non meramente commerciale della intrapresa battaglia associativa, auguro buon lavoro a tutti i Colleghi.

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