Skip to main content
Logo Confindustria
Know your limit. Play within it.

Indagine conoscitiva sul fatturato dei giochi richiesta dal Sen. Lauro: AS.TRO appoggia l’iniziativa e annuncia ampio ricorso alla “calcolatrice”

23 Aprile 2012

Ogni operatore del settore del gioco pubblico conosce perfettamente la verità attinente il complessivo peso degli oneri tributari – fiscali – amministrativi e finanziari che sono connessi alla gestione di un prodotto di portafoglio – giochi dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. Sicuramente esistono prodotti meno tartassati, ma anche prodotti che addirittura rischiano il sostanziale pareggio di gestione (con conseguenza perdita di esercizio al netto della tassazione sul fatturato aziendale). Tuttavia, è inammissibile che oggi giorno si possa impunemente assistere ad una dichiarazione autorevole alla luce della quale si pretenderebbe di sostenere che il gioco pubblico “rende all’Erario troppo poco” rispetto alla raccolta che produce.

L’annunciata indagine conoscitiva, pertanto, che per ragioni di pubblica rilevanza ben potrebbe anche essere elevata al rango di inchiesta parlamentare vera e propria, è oramai atto di cui non si può prescindere, al fine di consegnare al Paese una realtà tanto severa quanto “mediaticamente” scomoda.

L’Erario percepisce “mediamente” il cinquanta per cento del net win di distribuzione (ovvero la differenza tra raccolta e premi erogati), a mero titolo di “tassa” sull’attività, ovvero come mero derivato dell’essere il prodotto gioco assoggettato a pubblica proprietà. Su ciò che resta, le aziende affrontano l’ordinario peso dell’imposizione tributaria riservato a tutti gli altri soggetti economici dell’imprenditoria italiana (che pare non sia leggero), con l’ulteriore “piccolo” onere di porre integralmente a costo tutta l’imposta sul valore aggiunto corrisposta per forniture, visto che l’attività in oggetto è esente IVA (al pari delle Banche, si osserverà, certamente, ma queste ultime non corrispondono un prelievo a monte del cinquanta per cento della differenza tra quello che prestano e quello che incassano in restituzione). Grazie all’indagine parlamentare, forse, si chiarirà che i prelievi “sul gioco”riscossi da A.A.M.S, si sommano alle tassazioni ordinarie sui fatturati aziendali, e non si sostituiscono ad essi, e forse si chiarirà al pubblico che “l’odiato gioco” dà lavoro a 100.000 addetti, oltre a garantire il sostentamento commerciale di almeno la metà di quei 80.000 pubblici esercizi dal dichiarato reddito lordo complessivo “da somministrazione” inferiore ai ventimila euro.

L’attuale Governo ha dimostrato di non fare sconti a nessuno (o quasi), e il comparto gioco pubblico attende con ansia che il “conto” di tanta disinformazione sia pagato da qualcuno, perché i danni, tanto pubblici quanto privati, derivanti dalla “lotta al gioco”, hanno oramai raggiunto un livello preoccupante. E’ infatti evidente che se un orientamento ideologico costringe “di fatto” intere Province o Regioni ad occuparsi di provvedimenti “anti-gioco”, tali realtà locali, prima o poi, pagheranno il costo derivante dall’assenza di progetti “per il gioco sicuro e responsabile”, ritrovandosi ad assistere socialmente gli addetti del comparto “dismessi” dalle aziende per il gioco lecito, unitamente ad una impennata di situazioni di allerta sanitaria derivanti dalla riemersione del gioco illegale e non controllabile. Parimenti, se si pensa di chiedere a autorevoli e conosciuti investitori quotati di borsa di immettere capitali per sostenere l’industria del gioco lecito, non si potrà pensare di “nazionalizzare” tali patrimoni, sottoponendo il bilancio di esercizio e il conto economico dei concessionari di gioco alla stregua di “una pratica amministrativa”, assoggettando al vaglio dell’Autorità di controllo sul gioco anche le interne strategie gestionali delle aziende.

Come già illustrato in precedenti comunicati, del gioco lecito lo Stato ha già fatto a meno in passato, e potrebbe progressivamente rinunciarvi nel prossimo futuro. Allo stile tecnocratico dell’Esecutivo, pertanto, si richiede quella chiarezza di obiettivi che ancora non si coglie nelle disposizioni riservate al comparto all’interno del disegno di legge delega fiscale. “Razionalizzare” è la parola più ricorrente in tale ambito, ma di “scopi” non vi è traccia.

Si faccia dunque chiarezza sul percorso che si vuole intraprendere, ma soprattutto lo si adegui allo spirito che ha guidato sino ad ora l’iter riformatore dell’Esecutivo, improntato a rendere strutturale e crescente il flusso delle pubbliche entrate. Se per il gioco si ricorrerà ad una “delega etica” lo si manifesti in forma chiara, come chiaramente e senza ritardo si risponda alle interpellanze delle Amministrazioni Locali che del gioco vogliono disfarsi nei rispettivi territori.

Il gioco lecito sarà ancora prodotto di Stato, o ne sarà disposta la privatizzazione ?

I NOSTRI PARTNER

Logo snaitech
Logo Astro
Logo codere
Logo ASTRO