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Istanze proponibili da parte della categoria: FISCO E REGOLE DEL GIOCO, i dati di AS.TRO sul comparto Awp – PARTE III

10 Giugno 2010

Un ripensamento della complessiva disciplina tributaria e regolamentare di settore (criteri di ammortamento dei beni destinati a rapida obsolescenza commerciale, sgravi su investimenti e contributi previdenziali, criteri e modalità di liquidazione del PREU, ma anche innovazioni tecniche che abbattano le necessità di immobilizzazioni di capitale non produttive), costituisce fattore necessario per il mantenimento in sicurezza del sistema gioco- lecito, ovvero per garantire all’Erario di poter incamerare nel 2010 gli stessi 3 miliardi di euro di PREU raccolti nel 2009. DISCIPLINA TRIBUTARIA Sul punto possono essere sviluppate molte considerazioni e molte proposte, che tuttavia incidono direttamente sui criteri di ragioneria del bilancio Statale, in quanto sebbene sia dimostrata l’incidenza benefica della riduzione del PREU a livello di incremento della raccolta, un provvedimento di abbattimento dell’aliquota determina l’effetto automatico di una formale previsione di minore gettito (verosimilmente improponibile, benché il maggior ostacolo sia solo formale). Possibili alternative: – “LAVORARE” sui criteri di ANOMALA/ECCESSIVA incidenza sul fatturato, al fine di “far perdere” di meno alle aziende di gestione, consentendo a ingenti capitali immobilizzati di rientrare nel circuito degli investimenti e delle patrimonializzazioni; – analizzare una verosimile ri-visitazione della normativa relativa agli scaglioni di abbattimento del PREU sulle eccedenze di raccolta, che consenta la persistenza di una “eccedenza de-tassata” anche dopo l’avvio a regime delle VLT, il cui impatto sulla raccolta delle AWP dovrà essere messa in preventivo almeno per l’anno 2011, – analizzare il costo – zero di alcune evoluzioni regolamentari che consentano la ottimizzazione dell’allestimento delle offerte di gioco nei punti di raccolta di gioco e l’accesso a forme di razionalizzazione dei processi aziendali, – dotare il gioco lecito di norme di tutela che garantiscano una azione di repressione rapida e incisiva nei confronti dei contravventori, identificando § nel rispetto sulle norme sul gioco lecito un bene giuridico autonomo e rilevante, sia sotto il profilo dell’economia statale, sia sotto il profilo dell’ordine pubblico; § nel Magistrato Penale l’organo deputato a impartire alle Amministrazioni di prossimità (Comune e Questura) le misure cautelari necessarie per il ripristino della legalità. Lo sforzo compiuto dal MEF all’indomani dell’introduzione della legge sul PREU a scaglioni, pertanto, deve essere ri – considerato e ri – adeguato alla luce di tre fattori: – l’incidenza sulla raccolta delle AWP da parte dell’avvio delle VLT; – la non verosimiglianza degli importi di eccedenza che contraddistinguono gli attuali scaglioni di abbattimento; – la persistente esclusione delle associazioni di categoria dai percorsi attuativi del contrasto all’illegalità nonostante la legge attuale sia improntata al conflitto di interesse tra operatore virtuoso (che confida nella sopravvenienza attiva derivante dalle eccedenze di raccolta) e operatore illegale (che persevera nella sua “irregolarità di prossimità” per garantirsi un margine di utile fiscalmente clandestino, in quanto disinteressato all’evoluzione della sua attività in industria). Alcune proposte: – ridefinire le percentuali di eccedenza della raccolta al raggiungimento delle quali scattano gli abbattimenti di tributo, anche in considerazione del fatto che non esiste un “equivalente” margine di spesa da parte dei consumatori per totalizzare le predette performance di raccolta; in un ottica di effettivo contrasto all’illegalità, inoltre, tali percentuali di eccedenza devono riflettere un atteggiamento erariale di effettiva premialità e non solo di formale petizione di principio; Sostituire gli attuali scaglioni con previsioni di abbattimento legati ad incrementi della raccolta del 5% (e relativi multipli), assegnando ad ogni scaglione la decurtazione progressiva della eccedenza di raccolta in ragione di 1,5 punti di PREU . – Redigere protocolli istituzionali di intesa con le categorie degli operatori in virtù dei quali coinvolgere il mondo delle imprese nella lotta alla illegalità. RICONOSCIMENTO GIURIDICO DEL GESTORE COME OPERATORE PROFESSIONALE DI GIOCO Oggi il gestore è un terzo incaricato della raccolta riconosciuto solo dal Decreto Direttoriale che ne specifica i requisiti di moralità e dal contratto a mezzo del quale un concessionario accetta la collaborazione con il medesimo. Trasformare il gestore come un fisiologico sub-appaltore del gioco assegnato in concessione, significa introdurre una importante innovazione “a costo zero”, ma di grande efficacia. Tale normativa potrebbe: – rendere superflue le fideiussioni a favore del concessionario, in quanto i soggetti della filiera troverebbero nelle disposizioni regolamentari e legislative i parametri per reperire (o meno) reciproca fiducia commerciale; – selezionare “qualitativamente” e “quantitativamente” il numero oggettivamente molto elevato di aziende di gestione, incentivando un processo di aggregazione tra imprese, soprattutto su base territoriale, in grado di razionalizzare costi, personale, nonché “normalizzare” le dinamiche concorrenziali sull’esercente, fondandole esclusivamente sulle qualità dell’offerta di gioco proposte. Trasformare il gestore (ovvero un collaboratore) in un operatore di gioco che l’Ordinamento riconosce come soggetto dl sistema abilitato per la gestione “a valle” del prodotto – gioco (oggi awp, domani qualsiasi altro prodotto), significa garantire all’Economia due certezze: § l’evoluzione industriale di un comparto di imprese numerose e laboriose; § l’evoluzione del sistema gioco – lecito, anche in termini di abbattimento dell’incidenza dell’illegalità sulla raccolta di gioco. CONTINGENTAMENTO L’esistenza di “UNA” normativa sul contingentamento è fondamentale, e chi propone una incontrollata liberalizzazione del numero di apparecchi all’interno di punti – soprattutto quelli per antonomasia non dedicati prevalentemente al gioco, quali gli esercizi pubblici – mostra di non avere la padronanza del concetto di saturazione commerciale, effetto da cui anche il gioco lecito non può essere esente. A ciò si aggiunge che solo “un” contingentamento degli apparecchi disposto dall’Amministrazione Finanziaria evita che siano le Amministrazioni di prossimità a decidere, Comune per Comune, su una materia che anche la Corte Costituzionale ha già definito come di “interesse nazionale”, con “rilevante interessenza dell’ordine pubblico”. Tuttavia, l’attuale regolamentazione mostra segni di inadeguatezza, derivanti dal sopraggiunto superamento di alcune linee guida e rationes ispiratrici dell’originaria disciplina: ci si riferisce ai due c.d. valori “della completezza dell’offerta di gioco” e del “numero massimo” di apparecchi per tipologia di locale”, che oggi non trovano più apprezzabile collegamento con i principi a cui il sistema del gioco lecito pare votato. La completezza dell’offerta di gioco lecito nel bar, poi, è addirittura in contraddizione con la complementarietà che deve contraddistinguere il gioco in un locale che non possiede l’articolo 88 tulps, ma che opera in forza del solo articolo 86 tulps. Il numero massimo di apparecchi, inoltre, non pare essere coerente con la previsione di una metratura minima per singolo apparecchio, criterio che di per sé, identifica un rapporto tra superficie di locale (e quindi attività prevalente) e presenza dell’offerta di gioco; ad oggi i bar di grandi dimensioni devono sostanzialmente cambiare destinazione d’uso, tentando di diventare sale pubbliche da gioco, magari solo per installare la quinta macchina, e ciò ren
de evidente la inadeguatezza della norma rispetto alle esigenze del mercato. Un razionale contingentamento potrebbe esprimersi in termini di metratura minimale che sia necessaria per l’installazione di un congegno (es. 5 metri mq per ogni awp, 10 mq per ogni awp. Ecc. Ecc), assegnando a tutti i multipli di tale misura la possibilità di consentire l’installazione di un’altra awp. CRITERI DI AMMORTAMENTO Se è normale che un prodotto tecnologico abbia un tempo di ammortamento fiscale non coincidente con la vita del prodotto stesso, ciò diventa anomalo quando l’oggetto in questione costituisce l’oggetto dell’attività. Le awp, e i relativi software, non sono come i telefonini o i pc, che “DURANO” di meno di quanto fiscalmente presunto perché “si rompono” o perché “sono superati” dalla gradevolezza delle innovazioni tecnologiche continue. Le awp e i relativi software non vengono sostituiti “per moda” o per accedere all’ultima novità, ma vengono innovati solo per garantire alla raccolta erariale di crescere costantemente. Le awp sono collettori di raccolta tributaria, sono strumenti a mezzo dei quali opera il 49% del settore GIOCO – LECITO. Il sistema produttivo e il sistema gestionale sarebbero felici di poter contare su prodotti collocabili sul mercato per 4 anni, limitando gli interventi di sostituzione alle necessità di riparazione o di mera innovazione qualitativa dell’offerta di gioco. Tuttavia, l’esperienza di questi anni ha dimostrato che l’attitudine di un “gioco” a imporsi come scelta di spesa di un consumatore richiede la rapida sostituzione dello stesso per poter sempre contare su una “base” di curiosità del consumatore. A ciò si aggiunge che in 12 – 24 mesi molti software di gioco rivelano il loro punto di “rottura” ovvero di aggredibilità specifica da parte di strategie di gioco finalizzate a “stressare” la percentuale di pagamento (rifiuto sistematico delle combinazioni vincenti e delle vincite parziali), determinando una scelta obbligata di sostituzione. Considerare la AWP come prodotto che non può superare i due anni di vita, e adeguare i criteri fiscali di ammortamento a tale previsione specifica di durata del prodotto è PERTANTO necessario e non incide sulla “Finanza Pubblica”, in quanto non si parla di milioni di esemplari ma di numeri molto più limitati, peraltro caratterizzati da IVA “a perdere”.

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