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Italia, Paese delle epidemie comportamentali: malato uno su tre – (Parte II)

22 Marzo 2012

Secondo le stime del Siipac, società di intervento sulle dipendenze compulsive, il 3% degli Italiani soffre di disturbi da acquisto, il 5% di problemi legati alla permanenza eccessiva in rete, il 6% di problemi di dipendenza dal sesso (soprattutto cyberg).

Ad oggi i numeri sulla ludopatia oscillano tra verosimiglianza (0,1%) e interessato allarmismo (6%), ma pur in assenza di ufficiali rilevazioni, suscettibili di essere assunte a parametro scientifico di riferimento, il contesto di antagonismo che si è creato contro il gioco lecito fa prevedere che si adotteranno i numeri più eclatanti.

L’Italia, quindi, è un Paese malato, dove il 20% della popolazione ha bisogno di cure innovative, che non si prestano in Ospedale con iniezioni, bisturi, e gesso, ma presso centri di terapia di gruppo, nel cui ambito comprendere e riappropriarsi del senso della normalità della vita.

Tali percentuali identificano, è bene ribadirlo, solo le new addictions, ovvero le dipendenze a rischio di deriva patologica che si manifestano senza l’intervento di sostanze chimiche o stupefacenti, o alcool, ma semplicemente connesse ad un disturbo comportamentale che si “apprezza” e si “registra”, quando una data condotta diviene ossessione ovvero ossessionante.

I dipendenti da sostanze, quindi, si sommano ai dipendenti da “comportamenti ossessivi”, cui si sommano i soggetti affetti da deviazioni alimentari significative, al punto da pregiudicare salute e capacità, cui aggiungere qualche tradizionale affezione a rilevanza più marcatamente psichiatrica, quale la cleptomania, o l’ipocondria, o la claustrofobia.

La stima che si propone di acquisire dai centri specializzati, quindi, è il risultato di uno studio integrato, in grado di elaborare una sorta di percentuale riassuntiva della “malattia del Paese”, ben potendo concedere agli attenti analisti del mal-essere di addensare su qualche soggetto più patologie comportamentali diverse, e magari qualche dipendenza da sostanza o qualche morbo psichiatrico.

Due persone su dieci, sicuramente, ma più verosimilmente tre, quindi, tra i nostri parenti, amici, conoscenti, è soggetto che domani mattina potrebbe aver bisogno di entrare in terapia presso un Sert, per smettere di comprare cravatte e scarpe di cui non ha bisogno, piuttosto che smettere di giocare alle slot, ma anche di navigare in siti hard o “chattare” del più e del meno, sino a notte fonda, sui social network.

Le soluzioni sono quindi due:

Da un lato, eliminare pc, pubblicità, marchi e segni distintivi, imponendo la distribuzione dei soli prodotti necessari alla sopravvivenza tramite agenzie Statali a direzione mista sanitaria/amministrativa, con conseguente messa al bando del vivere moderno (dalle sigarette alle merendine, dagli articoli di moda ai giochi a premio ma anche meramente ludici).

Dall’altro lato, allestire contesti di cura collettiva modello “stadio” al fine di prestare assistenza a qualche decina di migliaia di persone alla volta, insegnando (magari con scariche elettriche, ovvero sermoni stile “imbonitore”) che al gioco come alla spesa si devono usare solo i denari prestabiliti allo scopo, che il pc va spento esaurita la sua funzione “lecita e neutra dal punto di vista sanitario” per la quale lo si era acceso, ecc. ecc..

L’estremizzazione di una tesi è sempre semi – seria, ma in questo caso è la stessa tesi che si presenta“estremizzante”. Da profani della medicina, della psicologia, della psichiatria, ma esperti della umana malizia tipica di chi cerca successi professionali individuando responsabilità altrui da perseguire, ci permettiamo di dare un consiglio a chi gioca con i numeri delle persone, finendo per far diventare le persone stesse dei numeri.

Nessuno nega che lo shopping compulsivo esista e provochi serie problematiche, eppure nessun sindaco si incatena al supermercato che promuove il 3×2, piuttosto che il 48×50. Nessuno nega che l’alcool sia foriero di tanti effetti nocivi sia sanitari che sociali, eppure non si è mai vista una Amministrazione Comunale bandirlo dal proprio territorio. Nessuno nega che anche il gioco lecito debba essere fruito con attenzione, moderazione, e responsabile consapevolezza, eppure solo per esso si creano le città anti – slot, le province anti slot, regioni anti-slot, settori trasversali della politica anti-slot., le Associazioni di volontari per il recupero dei giocatori di slot.

I danni all’industria del gioco lecito, evidentemente, non spaventano, ma di quelli che potrebbero arrivare ai cittadini se costretti ad entrare in contatto con il gioco non autorizzato, addirittura ci si rifiuta di prenderne atto.

Il consiglio che si rivolge è pertanto molto semplice: prestare attenzione alla prossima deviazione comportamentale che tra non molto verrà censita, consistente nel gridare falsità, sostenere tesi qualunquiste prive di riscontro scientifico, al mero scopo di cavalcare una campagna di informazione deviata (ma dal positivo ritorno mediatico di consensi). Gli effetti di questa patologia potranno essere di due tipi: ritrovarsi senza una voce di bilancio pubblico da 13 miliardi di euro l’anno, con trasmigrazione di questi cespiti al sommerso e alla criminalità; ritrovarsi in aule di Tribunale a rispondere di diffamazione per ogni falsità propalata con utilizzo di dati e notizie non vere o non verificate.

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