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La legge sulla ludopatia in Emilia Romagna: danni diretti ed indiretti

23 Gennaio 2020

La legge regionale n. 5/13 (nella versione oggi vigente, modificata dall’art. 48 della l.r. n. 18/16) ed i provvedimenti di Giunta Regionale che ne hanno dato attuazione vanno ad incidere indistintamente sulle attività lecite e autorizzate che siano situate in prossimità (500 metri) da una serie di luoghi cd “sensibili” determinati dalle norme regionali e, in aggiunta, da quelli ulteriormente individuati dai Comuni. In sostanza, una sorta di “espropriazione” di attività autorizzate che non prevede alcun indennizzo e che recherà ingenti danni alle attività lecite, agli investimenti da queste effettuati e all’occupazione che deriva dalle attività stesse.

Riguardo agli investimenti, si evidenzia l’intesa per il riordino dei giochi raggiunta in Conferenza unificata nel 2017 – con il concorso dell’Emilia Romagna – in merito al controllo delle attività in questione la quale indica che il nuovo sistema distributivo del gioco lecito “dovrà fondarsi sull’equilibrio tra il complessivo dimensionamento dell’offerta e la distribuzione sul territorio dei punti vendita di gioco che risulti sostenibile sotto il profilo dell’impatto sociale…”. Quello che si sta verificando in Emilia Romagna è l’esatto contrario, e si badi bene che la giurisprudenza più recente, seppur cautelare, del Tar Lazio dice che l’intesa del 2017 è vincolante pur in assenza di un decreto attuativo della stessa, orientamento peraltro espressamente confermato da una circolare del Ministero dell’Interno del 6/11/19.

Dati di estrema rilevanza sugli effetti dell’applicazione della normativa di cui si tratta sono stati raccolti dalla CGIA Mestre nell’interessante studio “Primo Report sul gioco legale in Emilia Romagna” commissionato da AS.TRO.

Relativamente all’occupazione, la realizzazione delle imposizioni normative andrà ad aggravare una situazione già compromessa dai continui incrementi del PREU realizzati a partire dal 2015, dovuti ai continui inasprimenti dell’aliquota di tassazione; nel 2019 l’aliquota è stata elevata al 21,6% della raccolta, una percentuale che corrisponde ad un prelievo pari al 69,5% del margine che compete agli operatori del settore (fonte CGIA Mestre 2019). L’occupazione sostenuta dal sistema AWP/VLT si stima in oltre 5.200 unità (di cui 1.362 dell’attività diretta e integrata, 1.113 gestori, 2.587 di assimilato e 200 di indotto; fonte CGIA Mestre 2019) e sarà inevitabilmente compromessa.

L’attuando regime di smantellamento delle attività lecite comporterà altresì una riduzione delle entrate all’erario, con tutto ciò che ne consegue a titolo di danni indiretti. Nella sola Regione Emilia Romagna dal gioco lecito deriva un gettito di circa 850 milioni di euro, dei quali oltre il 63% (537 Mln.€) deriva dagli apparecchi con vincita in denaro. Circoscrivendo l’impatto della perdita alla sola Regione Emilia Romagna, se mancasse tale entrata, per rimpiazzarla ogni famiglia italiana dovrebbe versare 266 euro all’anno (fonte: CGIA Mestre 2019).

La normativa regionale di cui si discute, come è evidente, andrà quindi ad incidere non solo sulle singole posizioni delle attività lecite ma anche sull’intero bilancio regionale andando a togliere materialmente un gettito innegabilmente fondamentale. La piena realizzazione e attuazione della normativa determinerà una riduzione dell’80% degli esercizi generalisti e del 60% delle sale dedicate (fonte: CGIA Mestre 2019), da cui conseguirà una drastica riduzione di gettito per l’erario e una rilevante perdita occupazionale.

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