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La politica annuncia imminenti interventi sul comparto giochi ? E se si iniziasse dal “prodotto sicuro”?

29 Luglio 2010

Approvata la manovra di assestamento, si allentano i nodi delle cravatte dei Parlamentari e con essi le remore ad annunciare i prossimi percorsi per l’individuazione di ulteriori risorse erariali, costantemente necessarie al fabbisogno di uno Stato che, secondo le puntuali rimostranze di Confindustria, costa molto e produce pochi servizi.

Il gioco è il colpo in canna di quasi tutti i politici, di maggioranza e di opposizione, pronti a indicare nel comparto la fonte di finanziamento per questo o quel progetto rimasto frustrato dai recenti tagli.

La posizione di AS.TRO sul punto è sempre la stessa, ovvero improntata alla consapevolezza che il settore può traguardare verosimili incrementi di gettito solo se viene preventivamente coinvolto nei processi decisionali in virtù dei quali si individuano le specifiche necessità di bilancio richieste di soddisfazione.

Il lavoro continuo, tuttavia, individua sempre nuovi percorsi alla luce dei quali una Associazione di categoria può improntare un confronto istituzionale che troppo spesso è stato concepito come eterno “stallo”, derivante da un dialogo a distanza sul PREU che sale, sul PREU che deve scendere ma che alla fine resta così com’è.

Un punto di partenza potrebbe essere l’interessamento politico alla questione del “prodotto”, ovvero la fonte di produzione del gettito erariale per ciò che attiene l’angolo visuale governativo, la fonte di ricavi (ma anche perdite) secondo la prospettiva dell’operatore.

Un prodotto migliore, che esaltasse le attuali potenzialità di gioco dei congegni senza doverne scontare certi difetti tecnici e tecnologici, potrebbe costituire una istanza interessante per una Politica tradizionalmente non ostile all’ammodernamento e ben propensa ad assecondare le richieste a costo zero.

Una normativa che prevedesse, per esempio, l’obbligatorietà della dichiarazione del costruttore sui margini di errore dell’apparecchio da gioco lecito (magari unita a forme di garanzie che rendano solvibile la chiamata in responsabilità dell’azienda mendace), sarebbe un buon viatico.

Alla Politica si spiegherebbe che l’assenza di tale normativa è già costata nei primi sette mesi del 2010, almeno il 13% del fatturato dei gestori, ai quali le incidenze negative dei malfunzionamenti hanno generato sofferenze nei rapporti commerciali e bancari, rinvii di investimenti e blocco di assunzione di nuova manodopera.

Per quanto riguarda AS.TRO, pertanto, il prodotto sicuro entra a pieno titolo nel campo del confronto istituzionale e quindi al c.d. tavolo delle trattative sui futuri interventi legislativi sul comparto gioco lecito.  

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