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La relazione del consigliere Maestrelli al convegno di Bastia Umbria

17 Dicembre 2010

Il punto di vista di un operatore (e di una associazione di operatori) secondo il quale impronta etica di una industria ed equa resa aziendale sono concetti compatibili e virtuosi.

In un clima di preconcetto antagonismo al gioco, ma soprattutto di carente conoscenza delle basi distintive del gioco lecito rispetto al gioco illegale, si è tenuto il confronto di Bastia Umbria, nel cui ambito è emersa la necessità di introdurre un po’ di rigore scientifico e di coerenza intellettuale anche tra coloro che si propongono di tutelare i cittadini dalle conseguenze derivanti dalla fruizione irresponsabile e patologica del servizio gioco.

Il lavoro dell’operatore di gioco si fonda su un unico concetto, ovvero l’aggettivo LECITO a fianco della parola gioco, in quanto in assenza di questo requisito c’è la pura illegalità.
Il concetto odierno di LECITO è particolare e diverso rispetto al passato, ante 2003.
Per Lecito non si intende “tollerato”, “non espressamente vietato”, “assoggettato ai confronti legali tra tesi giuridiche contrapposte”. Oggi LECITO significa assoggettato ad una disciplina che regola preventivamente nascita – gestione – distribuzione – tassazione – indici di sviluppo obbligatori – marginalità di ricavo – sensibilità sociale.
Giova anticipare, e vedremo perché, che il GIOCO LECITO è l’attività con la più ridotta marginalità di ricavo di tutta l’industria l’Italiana, e ciò impone agli operatori di essere industriali e non raccoglitori di debolezze sociali.
L’operatore “vero” denuncia la ludopatia come fenomeno di aggressione:

i. alla propria utenza, alla propria attività, alla propria regolarità di impresa sul territorio,
ii. al proprio impegno di informare l’utenza sulle modalità di fruizione innocua del gioco (ad esempio tramite il mensile AS.TRO infogaming)
iii. alla sicurezza generale del gioco e alla sua mission antagonistica rispetto alle forme illegali di gioco.

Perché il gioco lecito ha scarsa resa in termini di utili? 

– Perché è di proprietà dello Stato, che non potrebbe autorizzarne l’esercizio, senza un costoso apparato di controllo e un tornaconto erariale giustificativo di una scelta istituzionale di contrastare l’illegalità sotto il profilo dell’esproprio dell’offerta;

– Perché all’operatore che diventa industriale è comunque concesso – se ha capacità – di avere a che fare con volumi importanti che giustificano un progetto di impresa a lungo termine.
E’ quindi importante rimarcare che c’è una parte di settore che non ha mai chiesto allo Stato di abbassare le imposte, ma di razionalizzarle e di ottimizzare gli strumenti normativi sulla disciplina d’azienda, unitamente a qualche maggiore sforzo pubblico sul contrasto all’illegalità.

Perché LA LUDOPATIA MINACCIA l’industria dell’intrattenimento? Semplice. Come ogni industria, anche il gioco lecito opera nel territorio e sul territorio, e trae dal territorio la sua forza lavoro e la sua utenza; gestire l’impatto che una industria esercita sul territorio è il compito dell’industria, e la ludopatia – per noi – equivale a un eventuale inquinamento delle acque cagionato da una industria chimica. E’ UN ORRORE.
Nel caso del gioco – poi – questa responsabilità si fa delicata perché può nascere anche a seguito di diligenza applicata in quanto è dimostrato che il GIOCO IN SE’ si presta (come l’alcool) ad essere terreno di pascolo delle preesistenti carenze psicologiche e intellettive di un soggetto, che ad un certo punto, finisce per presentarsi malato di gioco, ma in realtà ha solo scelto il gioco come oggetto su cui esercitare la sua preesistente patologia.
L’operatore industriale ricerca soluzioni per allontanare la ludopatia dal suo ambito:

– Ricerca un apparecchio che sia sicuro e sprona il comparto della costruzione a elaborare programmi di gioco equilibrati e non solo legali, fidelizzanti per la capacità di intrattenimento e non devastanti per la idoneità all’impoverimento,

– Istruisce il punto all’informazione e lo sprona alla professionalità, in virtù della quale anche l’esercente deve farsi carico di una sensibilità “sul territorio”

– Concepisce il giocatore come cliente che per restare tale non deve diventare cliente di un sert.

– Concepisce il giocatore come cittadino a cui chiedere una scelta di responsabilità (l’abiura del gioco illegale) e a cui deve garantire la propria di responsabilità (il rispetto di tutte le regole preposte dall’ordinamento e la sollecitazione dell’ordinamento a tutte le ulteriori regole che l’esperienza individua come necessarie).

– Chiede ai Comuni di “fare sistema” e di entrare nel sistema gioco lecito.

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