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La relazione di AS.TRO al Comune di Milano in tema di impatto dell’illegalità nel settore del gioco pubblico sul territorio

31 Maggio 2010

Il Documento associativo presentato alla Commissione Sicurezza del capoluogo Lombardo, presieduta dall’On. le Matteo Salvini

 

Come in ogni comparto, anche nel GIOCO esiste, e viene censita, l’illegalità, intesa come complessivo fenomeno a cui ricondurre la violazione delle regole e delle prescrizioni dettate per l’esercizio dell’attività, indipendentemente dalle finalità perseguite, nonché dalla effettiva consapevolezza di andare incontro a una condotta contraria a quanto stabilito.

Se il processo di modernizzazione e di evoluzione in chiave industriale degli operatori può contribuire (e forse bastare) a ridurre le incidenze delle inosservanze colpose, o comunque di mera inottemperanza formale, la lotta alle frodi nel settore del gioco lecito non può prescindere dalla collaborazione sinergica tra Istituzioni e operatori e dall’unitario perseguimento di un interesse comune tra Autorità e imprenditoria, ovvero la necessità di espellere la componente non virtuosa delle aziende dal panorama dell’economia.

L’illegalità di cui si esaminerà l’impatto e l’incidenza in termini di danno all’economia locale, e alla società, si focalizza pertanto sulle condotte di frode predisposte per allestire una offerta di gioco che si colloca al di fuori delle modalità autorizzative previste dalla Legislazione, ovvero che si sottrae (in tutto o in parte) all’imposizione tributaria.

Al riguardo assumono rilievo sia l’installazione di apparecchi da gioco difformi dalle prescrizioni, o comunque di genere vietato, sia l’esercizio della raccolta di gioco e scommesse su base terrestre o via internet in assenza di autorizzazione, o in contrasto con le vigenti disposizioni dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.

Per comprendere le ragioni per le quali un’Associazione di categoria patrocini con tanto vigore il posizionamento (proprio e dei propri associati) in un alveo di “fervore legalitario”, occorre considerare due fattori:

     

< la disciplina tributaria in materia di prelievo erariale sul gioco a mezzo di apparecchi con vincita in denaro (ovvero il costo fiscale dell’attività in quanto tale, e non la tassazione sui singoli ricavi aziendali) cambia a seconda delle performance di raccolta di gioco registrate dalla rete telematica dell’Amministrazione Finanziaria (ovvero l’accentramento delle 10 reti concessorie oggi operanti);

il P.R.E.U. (Prelievo erariale unico) viene liquidato sulla base della raccolta di gioco (“volume complessivo di gioco”, altrimenti detto “introdotto”) in ragione di una aliquota molto elevata (il 12,6% del coin in a fronte di un pay out garantito in ragione di almeno i 75% dell’introdotto). Questa aliquota è immutabile sino al raggiungimento di una soglia di raccolta (quella censita nel 2008), mentre le (eventuali) eccedenze di raccolta sono sottoposte a singoli abbattimenti di aliquota progressivi e scaglionati (un punto in meno sino al 15% di eccedenza, due punti in meno sull’ulteriore eccedenza e sino al 40%, ecc. ); il comparto è quindi disciplinato sulla base del principio del conflitto di interesse tra operatore che rispetta le regole (che confida di ritrovarsi a inizio anno una sopravvenienza attiva che premi il suo lavoro dell’anno prima), e operatore che preferisce guadagnare sottraendo volume di gioco al censimento della rete telematica.

      < le dinamiche concorrenziali del comparto sono tali da presupporre un rapporto di fidelizzazione tra operatore di gioco e titolare del punto di raccolta (spesso esercenti), e la disponibilità di risorse di cui possono godere gli operatori irregolari consente a questi ultimi di poter condizionare il mercato, tramite offerte di denaro “a fondo perduto” finalizzate a estromettere l’operatore che già serve l’esercizio.

E’ quindi evidente che per la categoria che si riconosce nel gioco lecito, “legalità” esprime un concetto simile a “sopravvivenza” e la collaborazione con tutte le Istituzioni, con compito di controllo del Territorio e degli esercizi pubblici, assume rilevanza centrale per costruire i presupposti della “sopravvivenza”.

Gli effetti dell’illegalità sugli Enti Locali.

Apparentemente, e solo apparentemente, l’Ente locale potrebbe sentirsi soggetto non chiamato in causa dai pregiudizi derivanti dalle condotte di frode sopraccitate, in quanto i Tributi sui giochi confluiscono nel generale contenitore Erariale del Tesoro.

In realtà ci sono almeno tre fattori di incidenza che meritano massima attenzione:

      < sicurezza e ordine pubblico:

la proliferazione di fattori “inquinanti l’etica commerciale” (la estromissione dell’operatore che “non pareggia” l’offerta a fondo perduto proposta da chi può regalare soldi per acquisire la postazione di gioco ai danni dell’operatore corretto), e “attenuanti” il dovere dell’esercente di essere consapevole della effettiva natura dell’offerta di gioco che viene allestita nel suo locale (se si accetta denaro per far posto a operatori spregiudicati è presumibile che si accettino le “sue” regole del gioco), assumono un rilievo anche in termini di sicurezza e ordine pubblico.

Tali esercizi diventeranno ricettacoli di gioco non legale e ritrovi di persone a cui “non interessa” il gioco lecito, presso i quali si attenuerà sempre più la necessità di rispettare i canoni per il mantenimento della licenza ex art. 86 TULPS perché non sarà più “la mescita al minuto” a garantire l’effettivo reddito del bar.

      < buon andamento dell’economia< :

gli esercizi che ricevono i benefit dell’offerta illegale di gioco non soffrono la crisi economica che patiscono i loro colleghi, e possono diventare il volano per l’espansione di un “commercio malato” nell’ambito dei quartieri.

      < buon andamento della P.A.:

I controlli amministrativi, per definizione, sono a campione e quindi partono dal presupposto che la maggioranza dei destinatari sia sostanzialmente “in regola”; ma se il denaro delle frodi viene reinvestito sistematicamente nel circuito del gioco illegale negli esercizi pubblici allora si rischia di rovesciare il rapporto, e rendere “per definizione” inefficace lo stesso strumento amministrativo del controllo, a cui non si può verosimilmente domandare il costante monitoraggio contemporaneo di tutti i locali.

A ciò si aggiunge la difficoltà più insidiosa proprio per le Amministrazioni deputate al rilascio e alla sorveglianza delle autorizzazioni commerciali, alle quali possono venir meno i parametri fisiologici per la politica e la disciplina del commercio.

Un esempio di tale difficoltà è l’orientament
o di alcuni Comuni sugli argomenti “apertura di nuove sale – giochi”, “orario di esercizio degli apparecchi”, “orari di apertura degli esercizi”, spesso affrontati con logiche “tranciantes” (ovvero rifiuto di nuove licenze, limitazioni di orario ecc. ) proprio per la difficoltà di separare i fattori genetici di alcune patologie da un oggetto (il gioco lecito) che di per sé dovrebbe paradossalmente garantire un certo tipo di “levatura” dell’esercizio pubblico (in ragione dei controlli cui è sottoposto il gioco lecito).

Gli effetti dell’illegalità sulla cittadinanza

Sui cittadini il gioco illegale può infliggere effetti devastanti, e la mera sottolineatura del fatto che tutto ciò che esorbita le regole del gioco lecito va qualificato come gioco d’azzardo dovrebbe fornire l’ordine di grandezza dei danni sociali a cui la collettività è esposta.

Secondo una maliziosa interpretazione, il gioco lecito nasce per essere “simile” al gioco d’azzardo vietato dalla legge, in quanto si propone soprattutto obiettivi di “emersione” e di “recupero a tassazione”. Ciò è solo parzialmente vero, in quanto il gioco lecito nasce innanzitutto per proporsi come gioco “sicuro”, perché controllato (preventivamente e in fase di esercizio dalla rete telematica), aderente a criteri e parametri “predeterminati” da leggi dello Stato e regolamenti dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato espressamente informate alla tutela del giocatore.

A ciò si aggiunge che tutto il settore (dall’Amministrazione Finanziaria ai Concessionari, agli operatori) è coinvolto in una assidua campagna di informazione e sensibilizzazione mirata a diffondere il “credo” della moderazione e del rifiuto dell’eccesso.

In detto contesto si inserisce una iniziativa editoriale ideata dalla Associazione scrivente e attualmente caratterizzata da una diffusione in 30.000 dei 100.000 punti di raccolta di gioco lecito. Si tratta di una rivista mensile denominata Infogaming pensata per informare gli esercenti sulle regole del gioco lecito, sulle modalità attraverso le quali distinguere le caratteristiche delle offerte di gioco, sulle sanzioni derivanti dalle violazioni delle norme di settore, sull’attività di repressione che le Forze dell’ordine quotidianamente conducono. In tale periodico spicca la presenza pressoché stabile del DECALOGO DEL GIOCATORE, ovvero “le 10 regole d’oro per l’accesso innocuo al gioco”, che si esorta l’esercente a divulgare tra i propri clienti.

Il decalogo del giocatore non consiste in 10 ammonimenti in stile “parrocchiale”, ma è il frutto di una operazione di sintesi dei principali studi in materia di gioco patologico, abbinata ad una tecnica di comunicazione improntata alla facilità di comprensione. Il fulcro del messaggio è la stimolazione del giocatore a informarsi sulle effettive probabilità di vincita, ad approcciarsi al gioco solo dopo essersi reso conto della specifica incidenza del denaro che si appresta a spendere nell’ambito della sua posizione, a considerare il gioco come una spesa e non come un surrogato aleatorio del reddito.

A Genova, l’ispettorato compartimentale dei Monopoli di Stato e la locale rappresentanza di Confesercenti hanno supportato AS.TRO nel proporre al Comune l’adozione di questo decalogo, in chiave di avviso all’utenza “da affiggere” negli esercizi pubblici ospitanti offerte di gioco, sortendo poi l’effetto di convincere l’Amministrazione Locale in tal senso. Altri Comuni hanno già manifestato interesse analogo e l’auspicio degli operatori è di poter affermare su base nazionale un principio di responsabilità dell’utenza che salvaguardi “il gioco” dagli effetti non positivi che si abbattono sul settore a seguito dall’insorgenza di problematiche sociali legate all’utilizzo improprio – eccessivo – inconsapevole del servizio. Quanto al profilo della tutela dei minori, la Legislazione è chiara nell’inibire l’accesso al gioco ai minori di 18 anni e oltre alla sensibilizzazione specifica degli esercenti alla concreta vigilanza sul punto, un segnale di presenza dell’apparato repressivo costituisce presupposto necessario per l’equilibrio complessivo del sistema.

Gli effetti dell’illegalità sull’immagine del comparto industriale

Il settore del gioco lecito è un comparto industriale, di nome (in quanto confluito in Confindustria) e di fatto (sul punto parlano i dati).

Non esiste industria che possa permettersi di operare al di fuori della “sintonia” con il Territorio e le Istituzioni Locali, così come le politiche amministrative normalmente “raffrontano” le proprie decisioni anche in base alle risposte di sviluppo economico e impulso imprenditoriale che si ipotizzano compatibili con gli indirizzi intrapresi.

Gli effetti negativi che i fenomeni di illegalità esercitano sull’immagine del settore, si ripercuotono, pertanto, anche sui rapporti tra imprese e Istituzioni.

I danni sono di duplice ordine:

– una immagine del gioco lecito compromessa dai fenomeni di illegalità (non tempestivamente individuati e debellati) pone in difficoltà l’Ente locale nell’adottare indirizzi per lo sviluppo del gioco lecito nel suo territorio, facendo prevalere una tentazione di “limitazione generale” del fenomeno che si traduce in contrazione dell’impresa sana e ulteriori fette di mercato per l’illegalità;

– la diffusione dell’illegalità vanifica la sensibilizzazione della cittadinanza verso il rifiuto dell’offerta illecita di gioco, attenuando lo scrupolo nel discernimento tra le due tipologie di gioco; il pericolo è quindi quello di ingenerare un processo di assimilazione del consumo dei due prodotti, o, peggio, di aumentare l’appetibilità di quello in cui “lo Stato non guadagna e le vincite si presumono più alte”.

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