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Le ragioni del malcontento di un settore: FISCO E REGOLE DEL GIOCO, i dati di AS.TRO sul comparto Awp – PARTE II

10 Giugno 2010

Il malcontento del settore, dovuto a una elevata pressione tributaria a cui la raccolta di gioco è sottoposta, è corretta, in quanto: – gli operatori non possono (a differenza degli altri concessionari di servizio pubblico), aumentare il costo del servizio (ovvero il costo della partita) all’aumentare dell’incidenza del tributo (come avviene per i carburanti e le relative accise);
– l’incidenza delle sole voci passive di esercizio caratterizzanti la assoluta specificità dell’impresa di gestione – e che quindi si sommano a tutti gli ordinari costi di una attività che assume su di sé i caratteri della promozione commerciale e assistenza tecnica sul territorio – delineano una marginalità assoluta di imponibile rispetto al fatturato che sicuramente non compensa i rischi, ma neppure consente una progettualità di settore all’insegna dello sviluppo; al più consente una faticosa gestione degli indebitamenti che pone a rischio concreto la tenuta della base occupazionale e quindi della stessa performance erariale, essendovi un rapporto ineliminabile tra PERSONALE e PARCO awp in esercizio.
A ciò si aggiunge un dato che esemplifica in modo chiaro ed inequivocabile la diversità tra l’industria “normale” e il gioco.
Nei comparti “tradizionali” è normale che il consuntivo tra volume di affari e costi porti ad una aliquota di ricavo sull’ordine medio del 10% (es. edilizia – industria pesante – editoria).
Nelle AWP questo dato è solo apparentemente rispettato, in quanto se è vero che le aspettative di ricavo derivano da un margine “di filiera” che si aggira su questa percentuale – e ciò comunque dovrebbe far comprendere come il ricavo di una categoria in questo caso debba soddisfarne quattro – gestori, esercenti – concessionari – Aams, è altresì vero che costi, rischi, investimenti, dimensioni e processi aziendali, sono predisposti in funzione della RACCOLTA DI GIOCO e non in ragione dell’11% di essa. E’ infatti la raccolta di gioco che determina l’esposizione a rischio imprenditoriale dell’intero comparto, per il quale il solo tributo “a monte” (13,4%) supera il margine complessivo di ricavo di filiera (11,5%) a fronte di un allestimento aziendale che “costa” in ragione del 100 % (la raccolta).

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