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Legge quadro per il settore: una seria proposta di semplificazione e chiarezza

15 Ottobre 2012

L’indeterminatezza e l’instabilità producono molti più danni e perdite di qualsiasi altro sinistro a cui l’azienda di gestione può andare incontro, ivi compresi eventuali inasprimenti tributari e investimenti non programmati.
Per questa ragione, l’ultimo direttivo AS.TRO ha deliberato l’avvio della Commissione legislativa incaricata di redigere il progetto politico “legge quadro per il settore”, ovvero un articolato documento di analisi e proposte finalizzato a traghettare il sistema di gioco lecito in un contesto operativo stabile e chiaramente determinato.
Per essere ascoltati dalla Politica occorre fornire soluzioni
 
–         che semplifichino le situazioni,
–         che ottimizzino i processi
–         che siano “neutre” sotto il profilo della tutela degli interessi corporativi,
–         che siano incisive (anche emotivamente), sotto il profilo della nostra genuina auto-critica e della nostra progettualità concreta.
L’attuale contesto “tecnico”, infatti, pare l’ideale alveo politico per presentare un quadro riformatore schematizzato su principi fondatori (pilastri), a loro volta sviluppati in finalità – direttive – articolati di disciplina, idonei a perseguirli. Il punto centrale della riforma che si presenterà, infatti, è proprio il riconoscimento del sistema gioco lecito come industria con diritto di cittadinanza nello Stato Italiano, senza il quale l’attuale stato di incertezza non potrà essere rimosso.
Il gioco lecito – autorizzato dallo Stato (e dal medesimo controllato con il sistema concessorio), attraversa una fase di “crisi di legittimazione”: nella coscienza politica del Paese non c’è la certezza che il settore sia indispensabile per garantire equilibrio e controllo a questo ambito dell’economia e della società, tanto è vero che sono in molti a porsi la domanda sul “perché” lo Stato si è reso artefice di un sistema di gioco pubblico.
La domanda di gioco è sempre esistita, esisterà sempre, e una certa sinergia tra tecnologia e costume (e rispettive evoluzioni) renderà tale fenomeno sempre  più rilevante.
Il settore deve quindi presentare allo Stato una “carta” di principi informatori, alla luce dei quali poter sorreggere la scelta istituzionale (coraggiosa nel 2003, ma doverosa, oggi) di regolamentare il gioco pubblico con innovativi “pilastri normativi”. Solo attraverso una stabile e articolata “legge sul gioco” si dirà addio alla traballante struttura vigente, inidonea a rispondere alle esigenze di equilibrio che tutto il Paese sta manifestando, dall’utenza all’industria, dai territori alla coscienza civica delle libere associazioni (il terzo grande elettore italiano).
In fondo anche la recente domanda di “poteri” che proviene dagli Enti locali sul tema del gioco lecito (limitazioni metriche, limitazioni orarie ecc. ecc. ) sono connesse alla dis-organicità della disciplina di settore. Esse costituiscono una reazione in chiave di supplenza, ovvero un intervento collegato alla mancanza di risposte proveniente della legislazione nazionale.  Anche tale aspetto rischia degenerazioni consistenti e gravi, soprattutto se ci si limitasse a “etichettare” le Amministrazioni locali come entità alla sola ricerca dei “proventi” del gioco.
Ad uno Stato che si vede costretto ad aumentare l’IVA per farsi promuovere i conti pubblici dai revisori europei, bisogna saper proporre un grande esempio di serietà ed equilibrio, ovvero una lettura oggettiva del fenomeno, cui abbinare una collocazione soggettiva per ogni componente sensibile del gioco.
Non sarà facile promettere e garantire
–         razionalità,
–         abbattimento di tutte le criticità,
–         mantenimento del gettito erariale,
–         effettiva controllabilità del “sistema” gioco con strumenti automatizzati;
Ma se un settore ad impronta tecnologica non è in grado di difendere la propria esistenza cavalcando le opportunità che la tecnologia e l’esperienza di questi primi 9 anni mettono a disposizione, allora è ovvio che vivrà sempre di incertezza e instabilità.
La verità è che il gioco lecito è “oggettivamente” indispensabile ad una evoluta e complessa società in cui internet occupa la metà del tempo di metà della popolazione, e in cui la ricerca di “un” premio in denaro costituisce consolidata occasione di svago (sporadica o frequente poco importa) per oltre un terzo della popolazione.
Questi dati possono anche essere letti come “allarme ludopatia”, e invogliare la rimozione di tutto il gioco dai centri urbani (anche se solo il gioco lecito può essere smobilitato).
Ad avviso di chi scrive, invece, questi dati dovrebbero indurre lo Stato (che è il proprietario del “brand gioco lecito”) a “prendere di petto”il fenomeno, concependo una completa normativa che garantisca un “preordinato” equilibrio e che riesca a comunicare alla cittadinanza il motivo per cui si sono adottate certe scelte. Mi riferisco alla necessità di rendere palese il fatto:
–         che il proibizionismo sul gioco foraggia solo l’imprenditoria clandestina e/o criminale (contro la quale non esiste “esercito” da opporre per impedirle un business con quindici milioni di clienti refrattari all’osservanza della proibizione in quanto tale),
–         che anche il gioco (se controllato e regolamentato con equilibri razionali) diventa un profilo dell’economia reale, compatibile con qualsivoglia impostazione politico-culturale.
AS.TRO proporrà “un pilastro” per ogni segmento sensibile, adottando come punto di partenza “il momento” finale, ovvero l’acquisto del prodotto di gioco da parte di un cittadino, la cui condotta dovrà trovare apposita “regolamentazione”, al fine di trasformare l’operatività di un punto vendita o di un conto-gioco, un vero e proprio processo, rispondente a controllati e controllabili “principi” – “finalità” – “regole”.
Oggi va di moda dire che “regole è una bella parola”, per rimarcare il dato che la libertà senza limiti diventa abuso. Il gioco lecito, che è tale solo grazie alle “regole”, deve oggi appellarsi alla completezza e solidità del suo impianto normativo per sostenere il suo futuro.
Giocatore – Punto vendita – Territorio – operatore – concessionario – Amministrazione Finanziaria – Erario – Stato. Otto pilastri nuovi per un nuovo ordinamento del gioco lecito.
 
 
 

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