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Manovra economica e il fantasma di nuove tasse sul gioco: allestimento di una strategia preventiva

28 Giugno 2011

I soliti informati (gli stessi che parlavano di VLT leggere in via di approvazione) già sanno che ci saranno nuove tasse per le slot, e addirittura sanno che si tratterà di un tributo aggiuntivo di carattere forfetario “per macchina”, sull’ordine di 1.000-2.000-3.000 euro (l’oscillazione e il carattere perpetuo, piuttosto che di una tantum, dipendono dal tasso di panico che si intende instillare al momento).

I meno informati (quelli che possono solo studiare la politica e le sue complesse dinamiche) si limitano a osservare la grande tensione che sta suscitando la manovra economica di assestamento del bilancio, rilevando come la scure della crisi economica sia artefice di un progressivo deterioramento tanto della maggioranza governativa, quanto dei parametri di esercizio dell’industria italiana.
Chi non è “gioco-centrinco”, pertanto, si limita a decifrare il tentativo dei conti italiani di ritrovare la stabilità che l’Europa impone, come disperata ricerca di risorse finanziarie, talmente disperata da richiedere la sepoltura degli stessi principi informatori della maggioranza, e la riesumazione di strumenti che sino a qualche anno fa erano classificati come opzioni massimaliste (redditometro, contrasto al cach, fatturazione telematica, tagli ai budjet politici).

A fronte di questa realtà, una tassa “in più” sul gioco non sarebbe altro che un ulteriore tassello (ovvero una ulteriore boccata di ossigeno), peraltro innocuo sotto il profilo dell’impatto sociale, e per tale ragione ci si può permettere di “preannunciarla” al buio, senza basi, ma con un intrinseco margine di attendibilità.

AS.TRO non può permettersi, invece, di lavorare al buio, ma una ipotesi di tassazione come quella che in queste ore sta circolando, ben può essere posta alla base di una riflessione “politica”. 

Nel dicembre del 2008 il Preu è passato dal 12 al 13,4, per poi ritornare, al Gennaio 2009, al 12,60 “scaglionato”, all’esito di un confronto tra politica e categoria, a cui il 90% dei gestori ha assistito “da casa”, con veemenza di sentimento, ma senza rinunciare ad un solo secondo di “scassettamento”, neppure per partecipare alla celebre “chiamata alle armi” in quel Roma, a Piazza Montecitorio indetta da tutte (dico tutte) le rappresentanze di comparto.
I 175 operatori presenti censiti, sono ancora “lì” a testimoniare il tasso di partecipazione alla politica di settore rilevato a dicembre 2008, all’indomani della decisione di aumentare il PREU.

Che fare nel 2011 in caso di aumento della tassazione, o di introduzione di balzelli forfetari sulle slot ? Alla base degli iscritti (e non alla Dirigenza) l’ardua sentenza. Una slot – media, non può permettersi di regalare 1.000 euro di ricavo (men che meno 2.000 o 3.000), ma è anche vero che nessun bar meriterebbe i benefit che quotidianamente riceve per dare ingresso a certi operatori molto generosi nei confronti della categoria degli esercenti.

Sarà la base, quindi, a decretare il da farsi, il sistema centrale conteggerà il costo effettivo di abbassamento del gettito determinato da eventuali forme di proteste attuate, e dopo, la dirigenza associativa andrà (dati alla mano) a monetizzare “politicamente” il sacrificio messo in campo degli operatori, in termini di riforme normative migliorative.

Imprese e operai protestano in modo diverso perché è diversa la loro struttura e la loro dinamica, ma entrambi sanno che non esiste contenzioso politico che possa essere affrontato senza mettere sul piatto un certo sacrificio.
Pensare e riflettere non costa nulla e il consiglio che ci si permette di rivolgere a tutti gli operatori è proprio quello di raggiungere un proprio convincimento, libero, consapevole, su due profili fondamentali della loro esistenza:
Che ruolo volete che assuma la vostra rappresentanza di categoria nell’ambito di una eventuale crisi determinata da nuove tasse ?;
Cosa siete disposti a fare per garantirvi che la vostra associazione possa assumere il ruolo che reputate necessario ?.

Il gestore è una impresa riconosciuta, e col riconoscimento deriva, adesso, anche l’onere di decidere se investire, o meno, la rappresentanza nella gestione dei problemi collettivi della categoria, e con quale ruolo e forza. 

Qualcuno si chiederà il motivo di un atteggiamento così “professionale”, di fronte all’eventualità di un possibile dramma, e la risposta non può che essere franca e schietta.
L’impresa, prima come entità singola, e poi entità collettiva, deve imparare a identificare il proprio interesse, quantificarne il sacrificio sostenibile per ottenerlo, e dare un preciso mandato di scopo alle proprie rappresentanze per perseguirlo a livello politico.
Il mondo normale funziona così, ed è ora che anche il gioco si rassegni all’idea di non poter derogare al rigore a cui tutto il mondo industriale già si è adeguato per fronteggiare una condizione globale dell’economia che annovera ben pochi altri precedenti nella storia.

As.tro non si tirerà indietro, tuttavia, dal compito che ha assunto 4 anni fa e che continua a portare avanti, perseguendo costantemente l’obiettivo di rendere il gestore un imprenditore abile, informato, consapevole, affrancato dalla tentazione di dar sempre ad altri la colpa dei propri errori, pronto a usare tutti gli strumenti che la condizione di industriale gli consegna per fronteggiare una eventuale condizione di vertenza con la politica fiscale del Paese.

Questo è l’antidoto all’aumento delle tasse, e allo stato attuale, purtroppo, non ne sono stati inventati di ulteriori.

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