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Ordinanza oraria del comune di Firenze: il commento di Lorenzo Verona

5 Luglio 2018

Nei giorni scorsi, il Comune di Firenze ha varato un’ordinanza che limita gli orari per l’accesso agli esercizi autorizzati e l’utilizzo degli apparecchi da gioco lecito per sei ore al giorno. In base al provvedimento, le sale dovranno rimanere chiuse dalle 18 alle 24 tutti i giorni, mentre i congegni dovranno essere spenti dalle 13 alle 19 negli altri esercizi autorizzati (bar, ristoranti, alberghi, rivendite di tabacchi, esercizi commerciali, agenzie di scommesse, sale bingo).

Il provvedimento segue il regolamento sul gioco lecito approvato dal Consiglio comunale lo scorso novembre, il quale vietava l’apertura di sale slot e l’installazione di nuovi congegni da gioco nel raggio di 500 metri dai cd luoghi sensibili e rimandava, poi, ad apposite ordinanze, la limitazione degli orari di apertura e l’introduzione di fasce orarie di interruzione quotidiana del gioco.

<<Mancano dati scientifici che dimostrino che la riduzione degli orari faccia diminuire la dipendenza da gioco, anzi simili provvedimenti hanno ormai esaurito la loro portata innovativa e sperimentale, portando a risultati non positivi tanto è vero che, ove già emanate, se ne è riscontrata l’inutilità per la concreta tutela delle fasce deboli della popolazione. L’unico effetto ottenuto è stato lo sposamento della domanda verso altre offerte di gioco non colpite dalle limitazioni>> Questo il commento di Lorenzo Verona, Responsabile del Territorio di As.Tro

<<Inoltre, non ci risulta che Anci Toscana – con la quale era stato avviato un percorso di confronto e dialogo sulla materia, ispirato al principio di leale collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti- abbia partecipato alla condivisione del provvedimento di Palazzo Vecchio>>

<<Stiamo già predisponendo i ricorsi da presentare al Giudice Amministrativo, anche alla luce dei precedenti indirizzi del Tar Toscana che, ad esempio, ha bocciato l’ordinanza del Comune di Livorno in quanto non supportata da studi sufficienti a motivarla e che avrebbe dovuto fare da monito per le altre Amministrazioni comunali>>conclude Verona.

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