PIEMONTE, AS.TRO ALLA REGIONE: “RAPPORTO VALUTATIVO SU LEGGE REGIONALE NON CONDIVISIBILE, EFFETTI DEVASTANTI SU OCCUPAZIONE E AUMENTO DELL’ILLEGALITÀ”
La Regione Piemonte avvii «una riflessione pacata» sul gioco, «depurata da quei pregiudizi ideologici che hanno finora inquinato il dibattito, che possa condurre a una modifica della legge nella parte in cui, attraverso lo strumento del “distanziometro”, sta impedendo, di fatto, la sopravvivenza delle imprese». È la richiesta del Presidente As.tro, Massimiliano Pucci, che oggi è intervenuto – insieme ai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – in audizione in Regione Piemonte, anche a nome di SGI (Sistema Gioco Italia), incontro convocato dal Presidente Alberto Cirio, con la partecipazione di Andrea Tronzano, assessore al Commercio e al Bilancio e di Claudio Leone, Consigliere della Regione. Lo scopo era «segnalare e cercare una soluzione» condivisa al contrasto del rischio di dipendenza da gioco, che tenga conto delle ricadute occupazionali e dell’eventuale spostamento della domanda verso altri prodotti di gioco o verso l’illegalità.
Nel Rapporto che analizza gli effetti della legge, il tema delle ricadute occupazionali conseguenti alle restrizioni «viene eluso» e si afferma che la legge «non avrebbe arrecato alcun danno»: al contrario, As.tro segnala gli «effetti devastanti sul piano occupazionale», illustrati anche dal report della CGIA Mestre, secondo cui «l’applicazione del distanziometro ha già comportato la perdita di 1.700 posti di lavoro», un dato che «non tiene ancora conto delle perdite occupazionali che riguarderanno le sale da gioco e le sale scommesse, la cui chiusura coatta, iniziata nel maggio 2019, entrerà pienamente a regime quest’anno». Comunque, contrasta «con la logica e il comune buon senso ritenere che una legge che impone l’inibizione di un’attività economica possa non aver avuto impatti rilevanti sull’occupazione».
Anche sul tema della ipotizzata minore propensione al gioco in Piemonte, As.Tro sottolinea di nutrire dei dubbi sull’esatta elaborazione dei dati riportati nel Rapporto, visto che «la CGIA Mestre, ha rilevato dagli stessi dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che la raccolta complessiva per il gioco è aumentata di 460 milioni di euro nel periodo 2016-2019».
Il legislatore, nell’approvare la legge, aveva ipotizzato che «la salute dei piemontesi fosse talmente compromessa dal fenomeno del gioco patologico, da poter considerare accettabile che un numero di lavoratori (oscillante tra le 3.500 e 5.000 persone) potesse perdere la propria occupazione». Secondo As.tro, una scelta di tale portata non può «poggiare sull’utilizzo di rilevazioni statistiche per monitorare la diffusione della patologia. Servono invece diagnosi cliniche e dati oggettivi, come quelli ricavabili dal numero di pazienti in cura presso i SerD». A tal proposito, la tabella riportata nel Rapporto «evidenzia che il numero di pazienti in cura presso i SerD, nel periodo monitorato (2012-2019), presenta un andamento altalenante che si attesta su un numero di circa 1.000 persone», che «rappresenta una percentuale dello 0,03% della popolazione adulta censita nella Regione», ricorda As.tro.
«Premesso che anche un solo malato merita la massima considerazione, è lecito chiedersi se una simile percentuale possa giustificare un tale sacrificio sul piano economico ed occupazionale». Inoltre «bisognerebbe verificare se, avendo inibito l’offerta legale di un determinato prodotto, la relativa domanda si sia orientata su altri prodotti, legali o illegali, di analoga natura. Abbiamo anche dimostrato che con l’abolizione della retroattività prevista dalla legge, l’offerta sarà comunque attenuata dalla diminuzione del 33% delle macchine già avvenuta, in aggiunta alla definitiva chiusura di alcune sale».
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