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Pubblici esercizi e Vlt: AS.TRO non abbassa la guardia

20 Luglio 2010

Alla luce della recente circolare esplicativa delle modalità amministrative connesse al rilascio della licenza per l’esercizio delle VLT, pare corretto “rievocare” la posizione dell’Associazione su un tema che, peraltro, non ha registrato altri interventi (né di sostegno, né di contrasto). Attualmente, infatti, AS.TRO è impegnata a sensibilizzare Comuni e Questori affinché adottino il principio della “istruttoria formale e trasparente”, ovvero l’adozione di una cautela amministrativa che, pur non sconfinando nella burocrazia penalizzante, renda chiaro il percorso valutativo che conduce all’apertura di una sala VLT, sia per quanto riguarda i requisiti specifichi del locale, sia per quanto riguarda le caratteristiche soggettive dei responsabili di sala. L’impegno di AS.TRO, lo si ribadisce, è quello di coniugare legalità e sviluppo, in modo da tutelare il valore della corretta progressività dell’avvio dei nuovi videoterminali, e, quindi, la razionalità sull’assestamento della raccolta di gioco che tali congegni porteranno nel mercato e nel censimento tributario del PREU. 
Di seguito si riporta l’editoriale di Paolo Gioacchini dello scorso settembre, la cui lucida e permanente attualità testimonia sia la lungimiranza, sia l’equilibrio intrinseco della politica associativa di AS.TRO, votata alla tutela del mercato in cui il gestore opera, così come alla salvaguardia della razionalità generale della raccolta di gioco lecito nel Paese. 
 VLT NEI BAR? L’AMBIGUITA’ NORMATIVA LO PERMETTE, IN ALCUNI CASI. IL POSSIBILE EQUILIBRIO IN MANO A QUESTORI E COMUNIdi Paolo Gioacchini, Vice Presidente AS.TRO
A volte la normativa sfugge di mano, ovvero può capitare che una norma che si proponga uno scopo diventi elemento legittimante un ulteriore fenomeno che non ci si proponeva di creare. Questo è il caso della c.d. lettera f) dell?articolo 9 del decreto sulle VLT, contemplante i requisiti delle sale deputate ad ospitare i nuovi videoterminali. Nell’ambito del tenore letterale della norma citata, infatti, si fa strada la possibilità -come sollevato ieri dalla testata Gioconews.it- che, oltre alla previsione di una nuova tipologia di esercizi dediti solo al gioco a premio connesso alla rete telematica (ovvero i nuovi Casinò che saranno esonerati dall’alloggiare i videogiochi che ancora sono imposti alle sale giochi tradizionali), la disciplina si presti alla legittimazione di un ulteriore fenomeno, sicuramente contrastante con le promesse Governative di mantenere VLT e AWP in ?ambiti separati. Sotto un profilo esclusivamente tecnico e astratto, infatti, nulla vieta apparentemente che un bar dotato di ampia metratura possa decidere di riservare uno spazio di almeno 50 metri a sala – VLT, senza per questo doversi dotare di apposita licenza per sala giochi.Tale iniziativa, ovviamente, comporterebbe un adeguamento della licenza di bar, ovvero una doppia pratica amministrativa (vuoi all’ufficio Commercio, Vuoi all’ufficio edilizia), in cui risulti chiaramente che la superficie adibita a somministrazione risulta decurtata di tutti i metri occorrenti per ricavare un ambiente di almeno 50 metri calpestabili, separato dall’area dedicata alla licenza di cui all’articolo 86 TULPS, dotato di videosorveglianza, di adeguamento dell’impianto elettrico e di tutte le misure in grado di configurare detto ambiente come una entità giuridica autonoma rispetto al bar, in grado di ricevere l’articolo 88 del TULPS. Formulata in questi termini la possibilità di dotare i BAR di sale-VLT viene confinata ad un numero di esercizi che non dovrebbe scalfire il principio della “separazione” tra videoterminali e slot, ma, come è noto, i meandri delle prassi comunali, unitamente all’insussistente collegamento tra le varie Amministrazioni può generare i più disparati fenomeni.A ciò si aggiunge un dato, assolutamente non secondario, sul quale l’attività delle Associazioni di categoria del gioco lecito hanno un compito di informativa e confronto nei riguardi delle Questure, dei Comuni, dell’Amministrazione dei Monopoli di Stato.Non si può fingere di non sapere che una trentina di VLT funzionanti a 10 euro al colpo, con lettore di banconote e di carte, idonei a   erogare quotidianamente migliaia di euro e a promettere jackpot indipendenti dalle singole vincite eventualmente già erogate dai singoli terminali costituiscono un fattore sensibile per l’ordine pubblico. Non ci si riferisce, ovviamente, alle problematiche sull’eccessiva propensione al gioco, che al momento esulano dalla presente analisi, ma al tema della sicurezza sic et simpliciter (dal traffico, al rumore, alla circolazione del denaro), ovvero ai profili che dovrebbero essere connessi al rilascio di una licenza per mini-casinò (il c.d. Casinò bianco perchè sfornito di tavoli verdi), perchè tale va considerata la concessione dell’art. 88 ad un esercizio in cui si svolga “solo” la raccolta di gioco tramite VLT .Questo punto di osservazione sarà innanzitutto un banco di prova per la coerenza di tutte quelle Amministrazioni Locali che hanno lanciato strali contro qualche slot nel bar, ma soprattutto investirà le Questure di un compito di attenta valutazione delle persone che si candidano a ottenere una licenza per Casinò, ovvero di elaborazione di una istruttoria che verosimilmente porti all’esclusione della licenza per tutti i locali in cui:

  • vi siano frequentazioni (o informazioni di polizia) assimilabili a quelle fattispecie descritte nell’articolo 100 del TULPS;
  • vi siano stati episodi di precedente violazione alle norme sul gioco lecito;
  • vi sia un assetto societario o una composizione della proprietà del locale che non sia trasparente ai fini di una positiva valutazione di ordine pubblico;
  • la consistenza economica della proprietà del locale non sia compatibile con gli investimenti sostenuti per trasformare una tavola calda, che dichiara poche migliaia di euro l’anno di volume di affari, in un Casinò,
  • il contesto specifico dell’ordine pubblico del territorio non sia in grado di assorbire un flusso di persone in cerca della fortuna, ovvero costituisca minaccia per altre strutture sociali preesistenti, quali, ad esempio, le scuole o le parrocchie;
  • non vi sia trasparente traccia documentale delle pratiche Comunali espletate per testimoniare la regolarità dell’allestimento dell’esercizio ricavato da un bar, sotto il profilo della sicurezza (antincendio e igenico-sanitaria), e della legalità amministrativa;
  • i titolari siano segnalati ai Prefetti per protesti di assegni o cambiali, ovvero per violazione alla normativa su armi o stupefacenti;
  • i titolari siano sottoposti a procedimenti penali.

Le critiche a una impostazione di questo tipo sono prevedibili, benchè ancorate ad una strumentale e miope accusa di moralismo, ma in realtà devono essere fermamente rigettate per due ordini di fattori: In primo luogo, il BAR-Casinò non è espressamente previsto dalla normativa dei Monopoli di Stato, ma si prospetta come fenomeno fuoriuscito dall’ambito di regolamentazione e, in secondo luogo, l’inflazione dell’art. 88 porta inevitabilmente a un suo svilimento, sotto il profilo dei requisiti che si collegano al possesso di una licenza così sensibile.Nei prossimi giorni, pertanto, assisteremo ad un’opera di sensibilizzazione di Questure e Comuni affinché comprendano attentamente il significato e la portata dei provvedimenti che saranno chiamati ad emanare nei confronti dei bar che rinunciano ai tavolini per mettere VLT, allestendo in fretta e furia pareti di carton gesso. Alle Autorità non si chiederà di essere “bigotte”, ma scrupolose applicatrici delle l
eggi esistenti, con un occhio di riguardo a quei risvolti che sono connessi all’apertura di Casinò, benchè nominati “esercizi dediti al gioco di cui all’articolo 110 comma sei”.In particolare si chiederà ai Questori di non dare l’88 a quei baristi per i quali “a fatica” si rinnoverebbe il passaporto. Alle associazioni colleghe, poi, si chiede di condividere l’impegno a sostegno del’?equilibrio e della razionale salvaguardia della pluralità dell’offerta di gioco.
03 Settembre 2009

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