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Regione Piemonte: una riflessione sui conti della lotta al gioco patologico.

19 Settembre 2017

Facciamo parlare i dati:

  1. 6,8 milioni di euro stanziati per attività di cura / prevenzione / informazione /sensibilizzazione, ovvero per impedire che i piemontesi giochino troppo, che gli stessi si ammalino della patologia G.A.P., e per curare chi, infine, si ammala di G.A.P.

  2. 3,7 milioni dal “Fondo statale” (ovvero dai famosi 50 milioni stanziati per tutta Italia), 3, 1 già stanziati dalla Regione Piemonte.

  3. 2,1 milioni sono destinati al settore “prevenzione”, 4,7 milioni al settore “cura”.

  4. 1.400 malati di G.A.P. sono i pazienti delle strutture sanitarie piemontesi, e che quindi vanno curati.

  5. 2.000 euro è il costo-base-annuo per la loro cura (ovvero 2,8 milioni), importo che però “aumenta” se c’è bisogno di internamento o cura farmacologica, anche se in nessuna documentazione ufficiale è dato reperire costi e statistiche di accesso dei pazienti sia ai farmaci sia all’internamento in struttura (1,3 milioni di euro “in ballo”, ovvero potenzialmente in esubero).

  6. Tanti di più dovrebbero essere i “malati che non si curano”, posto che tutti i sanitari piemontesi hanno stimato, attraverso la proiezione C.N.R. (adattata alla rispettiva popolazione), una incidenza epidemiologica (benché “a-tecnica” e non sanitaria visto che è riferita alla “problematicità” e non al G.A.P. conclamato) oscillante intorno all’aliquota dello 0,5% della popolazione (percentuale sostanzialmente veicolata anche dell’O.M.S. come “ineludibile” quota di utenza problematica suscettibile di tramutarsi in G.A.P.).

Se ci si ferma qui si applaude all’iniziativa di devolvere risorse molto ingenti alla cura dei malati, e nulla osta, francamente, al farlo veramente.

Tuttavia, posto che il G.A.P., per quanto “serio”, non è comparabile a fumo – alcool – cibo in eccesso, cibo dannoso, e altre dipendenze da sostanze, che in Italia “creano” 50.000 morti l’anno, vediamo quanto si è “statisticamente” sempre speso in Italia per fare la famosa prevenzione nei confronti di quei fenomeni che causano così tanti morti e così tante malattie gravi e infermità.

A fronte di una spesa media sanitaria di 2400 euro complessiva per “cittadino” (150 miliardi di euro l’anno), la prevenzione “a tutto tranne il G.A.P. “ si assesta sullo 0,5% di detta spesa (750 milioni).

In tutta Italia, quindi, si spendono 750 milioni di euro per “prevenire” 50 mila morti all’anno, e decine di migliaia di casi di altre affezioni da malattie gravi, mentre si spendono “mediamente” 24 milioni all’anno di risorse statali (la differenza tra i 50 milioni del fondo e i 2000 euro che costano i 13.000 pazienti GAP), più altre decine di milioni di euro di risorse regionali (ai 3,1 del Piemonte, ai 5 del Lazio, ai 3 della Lombardia, si sommano gli stanziamenti regionali dei restanti 11 Piani Regionali anti-gap finanziati) solo per “scoraggiare” e “disincentivare” al gioco lecito con cui lo Stato pareggia il bilancio, evitando il default.

Nella presente nota l’etica è, come si vede, assente, e parimenti non vi è traccia di polemica, ma da un punto di vista strettamente “funzionale” è chiaro che in Italia si sceglie di combattere solo le battaglie di prevenzione “di nicchia”, quelle che “si candidano a risolvere una piccola cosa”, ma soprattutto quelle “nuove”, con nuovi finanziamenti e anonimi che diventano famosi esperti.

Quelle vecchie, oramai sono date per “andate”, e nessuno si sente con la coscienza a posto nel promuovere – in tempo di crisi – l’abolizione di uno “zucchero” che oggigiorno molti medici chiamano veleno, oppure a disincentivare cibi che aumentano il rischio cancro.

Però è incoraggiante che, almeno, al cospetto di un apparecchio da gioco lecito che garantisce allo Stato 13.500 euro l’anno di “solo PREU”, non si badi a spese per combatterlo.

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