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Il rispetto per il Territorio: un obbligo che il gioco lecito cerca di ottemperare “nonostante le difficoltà”

19 Aprile 2018

Nonostante il momento decisamente critico per la filiera della AWP, stretta tra la procedura di riduzione degli apparecchi e le restrizioni localmente predisposte dagli Enti Locali, ogni operatore evoluto cerca di adeguarsi alla nuova realtà del “federalismo sul gioco”, studiando come entrare in empatia con un Territorio che – in linea di massima – conosce solo una realtà parziale dell’apparecchio da gioco lecito.

In tale ottica si sono avviati i corsi di formazione per i punti vendita, pensati per sensibilizzare e responsabilizzare i “venditori” verso le criticità connesse alla fruizione del prodotto-gioco e, nelle Regioni in cui dette iniziative sono state correttamente organizzate, AS.TRO ha fornito supporto e didattica agli Enti Formativi abilitati dagli Enti Locali, totalizzando negli ultimi 3 anni c.a. 100 giornate formative a cui hanno partecipato più di 2.000 fra addetti di sala ed esercenti delle Marche e dell’Emilia Romagna.

In alcune zone d’Italia, purtroppo, nonostante la previsione dei corsi obbligatori, qualcosa non ha funzionato come doveva.

La Legge Regionale della Puglia del 13 dicembre 2013, ad esempio, ha previsto che i corsi dovessero essere predisposti e organizzati dai Comuni, in collaborazione con le Associazioni di Categoria degli operatori economici; peccato che, a parte la c.d. area B-A-T (Barletta, Andria, Trani), ben poche altre Amministrazioni Comunali si sono attivate, lasciando lettera morta il giusto disposto legislativo.

Due giorni fa, presso il Comune di Cellino San Marco (BR), una delle tante municipalità che non ha recepito la direttiva regionale, la G.d.F. ha sanzionato un esercente per la mancata partecipazione al corso sul G.A.P. che, a norma di legge, il Comune doveva organizzare (e non ha organizzato) in collaborazione con le associazioni delle categorie (e quantomeno AS.TRO non ha ricevuto nessun invito in tal senso).

Dal punto di vista legale la sanzione non potrà, ovviamente, essere confermata da nessun Tribunale per assenza dei presupposti, ma il dato che si deve imporre all’attenzione di tutti è la carenza politica ed amministrativa che tale fatto rivela: il Comune che, a gran voce, richiede poteri ed autonomia per disciplinare il gioco in modo da ridurne gli impatti sulla popolazione, si disinteressa di attivare il primo percorso virtuoso per tutelare la popolazione dal rischio del G.A.P., ovvero organizzare i corsi sui rischi della ludopatia appositamente assegnati dalla Legge Regionale all’iniziativa comunale.

Se a ciò si aggiunge che a fine dicembre in Puglia scadranno le autorizzazioni vigenti per i locali ‘sotto-distanza’ rispetto ai luoghi sensibili e che, quindi, si attiverà il medesimo closing che ha già interessato il Piemonte (e che a breve interesserà l’Emilia Romagna), si comprende la contraddittorietà con cui certe normative nascono ed evolvono: da un lato, si vuol preservare il cittadino dal rischio del G.A.P., dall’altro lato non si sorveglia che i Comuni si attivino per la formazione dei punti vendita di gioco; da un lato si spengono le awp (come in Piemonte), ma dall’altro lato si lasciano accesi i ‘totem’ che in molte provincie piemontesi hanno già soppiantato il gioco lecito.

Il rispetto per il Territorio deve diventare il primo obiettivo per l’industria del gioco lecito terrestre, ma dalla politica di prossimità occorre anche un gesto di responsabilità che possa concedere alle imprese, che realizzano attività conformi alla tutela delle città, una possibilità concreta di essere conosciute ed apprezzate. Fuori da questi perimetri minimali di reciproco riconoscimento e rispetto non vi è modo di ottenere un’effettiva tutela per le cittadinanze e per i Territori restando in balia di estemporanee prese di posizione.

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