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Sull’iter di approvazione in legge del Decreto Balduzzi di scontrano le due anime della politica

16 Ottobre 2012

E’ recentissima la notizia che riporta lo spaventoso numero di emendamenti (circa 350) che caratterizzerebbero l’iter di approvazione del c.d. decreto Balduzzi, ovvero la prima e unica chance assegnata al settore per “dimostrare” ad Istituzioni e Cittadinanze di sapersi affermare come industria compatibile con il “vivere civile” ed in grado di poter collaborare con tutte le esperienze dedite al contrasto del G.A.P.
Scorrendo gli emendamenti c’è un po’ di tutto, e sicuramente possono essere divisi in due categorie: da un lato, chi propone lo smantellamento del gioco pubblico (e a questo punto poco importa se a “questo giro di concessione o al prossimo”), e dall’altro chi faticosamente inizia a proporre argomenti e principi di tipo “culturale”, chiedendo di affiancare alle attuali previsioni un vero e proprio programma formativo per le scuole.
AS.TRO attende il testo del maxi – emendamento attraverso il quale tutto ciò che il Governo riterrà di condividere sarà addensato in una unitaria previsione normativa sulla quale sarà posta la ennesima fiducia di un esecutivo a maggioranza virtuale.
La realtà di oggi, tuttavia, non è cambiata rispetto a quella di ieri, ovvero a quando il decreto è stato varato: il gioco lecito è un sistema con oltre 3000 aziende e 120.000 addetti, che consegna all’Erario un “buon” contributo a fronte di una marginalità imprenditoriale estremamente limitata e una elevatissima esposizione a rischio di impresa.
Se il sistema non piace più può essere abolito e spianare il ritorno ai videopoker anarchici e clandestini; se il sistema piace, bisogna tutelarlo, inserendo la sua salvaguardia nell’alveo degli interessi pubblici meritevoli di considerazione e da equilibrare rispetto agli altri.
La terza via del compromesso, ovvero “esistete ma non vi amiamo” si è fatta oramai impraticabile, e francamente non è molto comprensibile agli investitori (“istituzionalissimi”) che attualmente si chiedono “dove” potranno essere installate le slot che AAMS decreterà di sostituzione con apparecchi nuovi e costosi, “per quanto tempo” un determinato territorio sarà ancora “mercato”, e quali eventi normativi (una delibera comunale piuttosto che provinciale), potrà cambiare – di volta in volta – gli scenari.
Se si pensa che società quotate in borsa (e persino in diverse borse), continuino a investire nel gaming italiano accettando la realtà variopinta di mille comuni con mille regole diverse si è fuori strada.
Ben vengano, quindi, gli abolizionisti, purché si presentino sui quotidiani finanziari e alla Consob, dichiarando con le consone modalità con cui certe informazioni devono essere divulgate, che le slot saranno bandite dai centri urbani, relegate nei motel, con buona pace per l’unico comparto che ancora registra una piccola ma significativa marginalità profittevole unitamente al mantenimento della propria base occupazionale.
L’ipocrisia di chi prende dallo Stato una quota del PREU delle slot installate in altre regioni, vietandole nel proprio territorio non può contaminare chi ha responsabilità di Governo o chi tali responsabilità intende averle in futuro.
Il decreto Balduzzi è l’unico percorso razionale per riportare equilibrio sociale ed economico nel mondo del gioco pubblico, e per garantire aiuto a chi ne ha bisogno (in una ottica preventiva che diminuisca sempre più il numero di chi dovrà ricorrere ad aiuti psicologici o sanitari per affrontare il suo problema di G.A.P.).
 
Sabotare il decreto significa sabotare chi ha inteso aiutare i cittadini e sensibilizzare tutto il sistema gioco lecito (dall’Amministrazione all’industria) sul fronte della tutela della fasce deboli.

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