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TS: Decreto Balduzzi, As.Tro sul fronte dei “contrari”

31 Agosto 2012

Riportiamo nel seguito il testo dell’intervista rilasciata dal Presidente AS.TRO, Massimiliano Pucci, al periodico Ts-TotoguidaScommesse dal titolo: “Decreto Balduzzi, As.Tro sul fronte dei contrari”.

Per il presidente Pucci la questione delle “distanze minime” è politica e industriale

Il mondo dell’imprenditoria e delle sigle del settore del gioco è in piena ebollizione. Gli interventi sugli apparecchi di gioco del Decreto Balduzzi – che prevedono “distanze minime” per queste macchine da scuole, ospedali e chiese – sono andati incontro a una serie di critiche particolarmente dure.

A guidare la protesta sul fronte del segmento automatico Massimiliano Pucci (nella foto) presidente di Assotrattenimento, sigla aderente alla Federazione sistema gioco Italia di Confindustria.

– Dopo il lavoro della commissione Affari Sociali e le posizioni assunte da diversi parlamentari sul gioco, la bozza di decreto legge a firma del ministro della Salute Renato Balduzzi sembra andare in questa direzione. Cosa accadrà ora con le “distanze minime” applicate agli apparecchi da intrattenimento?

«Non ritengo che la bozza del “Decreto-Sanità” sia aderente alle conclusioni della commissione Affari Sociali, la quale, per voce di Paola Binetti, ha pubblicamente dichiarato lo stato di arretratezza dello studio del fenomeno del G.a.p. e la non attendibilità scientifica dei dati statistici acquisiti durante le audizioni, ribadendo la necessità che il fenomeno sia oggetto di una ricerca interdisciplinare con protocolli universalmente condivisi. Quanto alle “distanze minime” la conseguenza è la ghettizzazione delle Awp per il gioco lecito lungo i bar delle strade provinciali, ovvero la scomparsa del settore a beneficio esclusivo dell’illegalità».

– Sullo sfondo dell’intera vicenda, oltre al danno economico, si intravede il pericolo di ricorsi alla giustizia amministrativa: senza “retroattività” delle norme, creare un “prima” e un “dopo” potrebbe apparire discriminatorio per gli operatori?

«Il fronte giuridico-giudiziario – dichiara in esclusiva a TS Pucci – è l’ultimo dei problemi che la rappresentanza affronterà. La questione è politica ed industriale. Se qualcuno vuole abrogare un settore creato dal Mef lo faccia assumendosene le responsabilità di fronte a maestranze, banche, mercati finanziari, esercizi commerciali e imprese. I ricorsi verranno semmai dopo, esaurita una fase di confronto istituzionale che dovrà chiarire se si vuole il gioco lecito o si vuole tornare al passato. Oggi esistono 310 mila slot collegate in rete, prima del 2003 c’erano 900 mila videopoker fiscalmente clandestini.»

– Insistiamo ancora sull’aspetto giuridico. Sulle “distanze minime” il pronunciamento della Corte di Giustizia europea è chiaro: nessuna limitazione.

«Il discorso è diverso – spiega il presidente di Astro -, qui non si tratta di “distanze minime” tra un esercizio e l’altro per tutelare la redditività dell’offerta, bensì di ghettizzazione del gioco lontano dalle aree urbane. Il gioco lecito non è un campo clandestino di bivacco che possa essere sgomberato e non è un veleno chimico che possa saturare un territorio a cui imporre lo spegnimento delle slot. Prima di parlare di “finezze giuridiche” bisogna fissare i paletti industriali della questione».

– Se da un lato è possibile “promuovere” l’azione del Governo sui rischi del gioco problematico, dall’altro appaiono preoccupanti i nuovi poteri affidati ai sindaci: con una discrezionalità pressoché illimitata potranno chiudere o limitare l’attività di negozi di gioco. Come si può raddrizzare il tiro in questo caso?

«Personalmente avrei applaudito all’introduzione di un protocollo sanitario che garantisse al cittadino di guarire da una malattia che non prevede farmaci per la relativa cura specifica, così come avrei salutato con favore l’inizio di una bonifica civile della società a cui offrire tanto gioco quanta cultura, tanti sogni di vincita, quanta intelligenza per discernere il valore del sogno rispetto alla realtà. Non vedo questo nel decreto in oggetto».

– Il finanziamento dei Livelli essenziali di assistenza passerà attraverso la cosiddetta “tassa sulle bollicine”, che vedrà impegnati in prima fila i produttori di bevande. Malgrado ciò, sembra che quota parte del finanziamento possa arrivare dal settore del gioco stesso. Come vedete questa nuova “tassazione di scopo”?

«La “tassazione di scopo” è un istituto tutto italiano a cui dobbiamo la permanenza attuale anche delle accise sulle benzina per finanziare la campagna di Libia. Non confondiamola con la “destinazione di scopo” che in Inghilterra consente ad uno stato laico di finanziare scuole ed ospedali con scommesse e lotterie, senza che nessuno possa permettersi di parlare di “malati di gioco” relativamente a un popolo che ha “inventato” l’industria del betting e del gambling, considerandola ancora oggi servizio essenziale per il territorio».

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