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Un nuovo modo di concepire la tassazione sul gioco lecito: intervista all’avvocato Leonardo Silvestri, consulente AS.TRO

9 Febbraio 2012

L’avvocato Leonardo Silvestri, Consulente AS.TRO per il Diritto Tributario e Scienze Delle Finanze ha rilasciato un’intervista al portale associativo. Silvestri è dottorando di ricerca in diritto tributario internazionale all’Università di Bologna.
Sino ad oggi le tasse sul gioco sono state semplicemente valutate in termini di grandezza; che scopo si propone una ricerca di innovazione qualitativa della strategia fiscale ?
La leva fiscale è sempre stata una delle variabili più importanti per lo sviluppo di un determinato settore economico. Anche in quello dei giochi e delle scommesse il costo del prodotto o del servizio dipende in massima parte dal livello di tassazione, e dal costo di un servizio discende la sua capacità distributiva a livello commerciale. Lo scopo di una ricerca innovativa sul tema, quindi, è l’individuazione di un sistema impositivo qualitativamente diverso, che abbini virtuosismo contributivo e facilità di riscossione.
Un nuovo sistema tributario che faccia tutti più contenti, ma non è utopistico ?
L’attuale sistema impositivo sul gioco lecito costa tanto anche per lo Stato stesso, sia in termini di predisposizione di mezzi, risorse, strutture e procedure, sia in termini di rischi di mancata riscossione. A ciò si aggiunge che tutto l’attuale sistema economico è alla costante ricerca di un sistema tributario che sia prima di tutto virtuoso intrinsecamente, ovvero agevolmente applicabile in prima istanza dagli Uffici Finanziari e dai soggetti passivi di imposta, e che in seconda battuta si proponga un vantaggio per il fruitore di quei servizi che lo Stato vende al pubblico. Non è utopia, ma scienza, e un obiettivo di così elevata razionalizzazione e semplificazione può comportare enormi benefici. Non è agevole predisporlo rapidamente con l’attuale normativa, ma le riforme di perseguono proprio per questo scopo, ed è giusto sfruttare questo momento di particolare sensibilità ai tecnicismi della pubblica funzione per esporre nuove idee di modernità.
Oggi giorno è il gioco on line di “oltre frontiera” quello che preoccupa maggiormente sul versante del controllo e della certezza della riscossione tributaria: come valuta il fenomeno ?
La possibilità di strutturare on line la giocata facilità la rapidità degli spostamenti territoriali degli operatori del settore. E’ facile per un operatore del mercato telematico delle scommesse trasferire la propria sede legale in uno stato estero per essere così assoggettato alla tassazione di tale altro Stato. Tuttavia bisogna distinguere tra criminalità e imprenditorialità estero-vestita. Esistono operatori telematici che non accettano le regole italiane (ma neanche quelle di altri Paesi civili) perché si prefiggono attività illecite, e al cospetto di un progetto criminale le riforme devono solo servire ad agevole l’ordinario apparato di contrasto. Esistono, poi, operatori dell’on line, che semplicemente di prefiggono di poter fare in Italia quello che fanno nella loro residenza fiscale estera, presumibilmente privilegiata, e al cospetto di tali fenomeni una sfida sulla competitività dei sistemi deve essere accettata per ricondurli in una legalità che faccia incamerare proventi all’Erario.
Cosa intende per servizio di gioco che costi meno all’utente allo Stato ?
Chiariamo un concetto primario: la riforma allo studio è incentrata sull’affermazione del principio della tassazione sul NET WIN, come sistema di incentivazione del virtuosismo tributario per gli operatori e come modello amministrativo che semplifichi le attribuzioni di cespiti nell’ambito delle filiere verticali e orizzontali che si creano lungo la distribuzione del servizio di gioco.
Nel concetto di  “costo” per il pubblico è anche da considerare che l’eventuale proliferarsi di una tassazione che potremmo definire iniqua comporta un maggior rischio di evasione dell’imposta e, conseguentemente, un aumento dei controlli necessari e del contenzioso. Il totale delle giocate raccolte non può essere considerato un ricavo per l’operatore. In tal modo, oltre a ledere il principio costituzionale della capacità contributiva, si andrebbe a colpire anche quello di uguaglianza. Non si comprende, infatti, su quali basi si giustifica una tassazione al lordo nei confronti degli operatori del settore giochi, quando qualsiasi altro imprenditore viene tassato sulla differenza tra costi e ricavi.
E una tassazione che non osserva i principi costituzionali rischia lei di non essere a sua volta “rispettata” dagli stessi contribuenti i quali, se possono, trasferiscono le proprie attività in uno Stato estero o tentano di eludere tale tassazione. Oltre cinquanta anni fa, Luigi Einaudi affermava che “affinché i contribuenti siano onesti, fa d’uopo anzitutto sia onesto lo Stato … oggi la frode è provocata dalla legge”.
In che modo l’attuale tassazione fa aumentare i costi ?
Alcuni osservatori del settore gioco, anche recentemente, si sono posti il dubbio del perché, a fronte di un proliferarsi di casinò online, di tornei di poker via internet e di sale da gioco anche di quartiere, sia poi scarso il ritorno in termini di gettito erariali (non in termini assoluti, si badi, ma rispetto alle aspettative). Si è notato che da una somma raccolta nei giochi virtuali di 6 miliardi e 170 mila euro, lo Stato italiano nell’anno 2011 abbia incassato solamente 28 milioni di Euro. Tali cifre dimostrano questo “costo” indiretto per lo Stato: a fronte di un elevato numero di somme spese da parte dei giocatori lo Stato incassa relativamente poco.
Se il sistema gioco fosse improntato alla tassazione sul NET WIN, invece, l’utente diventerebbe da entità passiva a entità attiva sotto un duplice versante: da un lato il controllo sulla regolarità di gioco, dall’altro lato sulla concorrenza tra gli imprenditori.
Oggi la tendenza è tassare le vincite.
Se si continua a pensare che la soluzione possa essere l’inserimento di una imposta proporzionale sulle grandi vincite, che ha l’aria più di un esproprio legale che di una partecipazione alle pubbliche spese, si sbaglia strada. Pensiamo invece ad una soluzione che primo non faccia scappare gli attuali operatori nazionali del settore e, secondo, attragga addirittura gli operatori stranieri nel nostro territorio.
Una tale soluzione non può che derivare da una tassazione sul netto delle giocate, in maniera che si abbassi il costo della giocata stessa e la diminuzione di gettito venga compensata da una maggior numero di giocatori e di conseguenza delle somme raccolte. Diminuzione di gettito che sarebbe poi solo momentanea, come avviene tutte le volte che si da vita ad una riforma strutturale di un settore, mentre darebbe i propri frutti nel medio e lungo periodo.

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