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As.Tro scrive a Milena Gabanelli

Pubblichiamo di seguito la lettera, a firma dell’avv. Piozzi Massimo del Centro Studi As.Tro, inviata nei giorni scorsi alla dott.ssa Milena Gabanelli, in riferimento a quanto uscito sul suo Data Room dello scorso 23 aprile, con il titolo “Slot, lotto, gratta e vinci: gli italiani giocano tanto. E perdono sempre”.

Gentile Dottoressa Gabanelli,
la nostra associazione rappresenta buona parte dei gestori di apparecchi c.d. New Slot (AWP) e 
Videolottery (VLT), ossia i soggetti proprietari o comunque possessori di tali apparecchi che, in virtù 
di contratti sottoscritti con i concessionari, si occupano della loro installazione presso gli esercizi 
autorizzati: bar, tabacchi, sale giochi e sale dedicate.
Abbiamo letto con grande attenzione, motivati anche dall’autorevolezza che Le riconosciamo, il Suo 
Data Room, apparso sul Corriere della Sera del 23 aprile 2019, che contiene apprezzabili spunti di 
riflessione.
Dobbiamo però segnalarLe alcune importanti inesattezze od omissioni che, a nostro avviso, rendono 
parzialmente fuorviante il messaggio offerto alla pubblica opinione.
1) Il gioco è stato legalizzato agli inizi degli anni 2000, quindi non è corretto paragonare i dati relativi 
alla spesa raffrontando il periodo antecedente la legalizzazione con quello successivo, per poter poi 
affermare che l’aumento è stato del 1158%. Solo con la legalizzazione e regolamentazione è infatti 
iniziato il monitoraggio, da parte dello Stato attraverso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, di tutti i 
dati riguardanti il settore. In precedenza il gioco era illegale (fatta eccezione, come da Lei stessa 
segnalato, per il Totocalcio, il Lotto, il Totip e le lotterie) e, operando nel sommerso, non poteva essere 
monitorato nella sua incidenza.
2) Non è corretto il dato secondo il quale sarebbero attualmente in funzione 366.399 New Slot. Esso si 
inserisce nel quadro di riferimento che, secondo quanto da Lei rappresentato, sembrerebbe 
caratterizzato da una inarrestabile espansione del settore. Questa rappresentazione, almeno per ciò 
che riguarda l’ambito delle New Slot, è assolutamente fuorviante. Non tiene infatti conto di alcuni 
interventi normativi, a livello nazionale e locale, che, negli anni più recenti, stanno imponendo 
importanti restrizioni, tali da determinare, contrariamente a quanto emerge dall’articolo, un
progressivo ridimensionamento del settore.
Tra di essi spicca la legge di stabilità per l’anno 2016 (Legge 208/15) ed il Decreto Legge 50/17, che 
hanno imposto una rilevante riduzione delle New Slot, il cui numero, per effetto di esse, è oggi pari a 
265.000 unità (quindi 100.000 in meno di quelle da Lei indicate). Per non parlare del fatto che, sempre 
in virtù di dette disposizioni e di quanto stabilito dall’ultima legge di stabilità, tali apparecchi dovranno 
essere definitivamente dismessi entro il 31/12/20, per essere sostituiti da apparecchi che consentono 
il gioco pubblico da remoto (c.d. AWPR), attraverso i quali potrà essere più efficacemente limitato 
l’accesso dei minori attraverso l’introduzione della tessera sanitaria, potrà essere verificato dagli Enti 
Locali il rispetto degli orari di accensione ed introdotte soluzioni tecnologiche atte a prevenire il 
fenomeno della ludopatia (alert, spegnimento automatico, ecc.).
3) Altre forti limitazioni provengono dalle normative regionali e comunali che impongono distanze 
minime dai c.d. luoghi sensibili per l’installazione degli apparecchi. Si tratta di normative per lo più 
aventi efficacia retroattiva: quindi parecchi imprenditori stanno chiudendo le loro aziende, vedendo 
vanificati investimenti già sostenuti sulla base della precedente legislazione che consentiva l’esercizio 
di tali attività (in barba a qualsiasi principio di “affidamento” che caratterizza la disciplina dell’attività 
economica in qualsiasi stato di diritto). Lei fa correttamente menzione di queste normative locali,
presentendole però come un tentativo disperato e velleitario di Governatori e Sindaci (una sorta di 
Davide contro Golia). Ebbene, siamo in grado di rassicurarLa sul fatto che si tratta, invece, di interventi 
assolutamente “efficaci” nel determinare la sostanziale espulsione delle attività legate a Slot e
Videolottery e che trovano il massimo supporto da parte del Governo nazionale. Le basti verificare 
l’elenco e la natura dei luoghi sensibili, quindi la loro presumibile diffusione in un qualsiasi territorio 
comunale ed immaginare quanti spazi possano residuare per collocare apparecchi o per mantenere 
quelli esistenti. A titolo di esempio, il Tribunale di Torino ha rilevato che nel 99,8% del territorio del 
capoluogo piemontese non è più ammessa la presenza di slot.
4) Per quanto riguarda i costi che lo Stato sostiene a causa delle dipendenze legate al gioco, l’unico 
dato che appare certo (o quantomeno verificabile in termini obiettivi) è quello che riguarda i costi 
diretti (impiegati per la cura dei malati), che Lei indica in € 85.000.000. 
Esprimiamo invece forti perplessità sui dati riguardanti i costi sociali indiretti se non altro per la 
“volatilità” che non può che caratterizzarne la stima. Volatilità che emerge anche dallo stesso 
contenuto del Suo articol, in cui vengono menzionate due diverse fonti che divergono in misura 
notevole in ordine alla stima indicata: il Conagga parla di 5,5 – 6,6 miliardi; il sociologo Maurizio 
Fiasco parla invece di 14 miliardi. Noi possiamo aggiungere il dato riportato dalla Federazione Italiana 
degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FederSerd) che, in un articolo
pubblicato nel giugno 201, parlava di 2,7 miliardi.
Come vede, tali discrepanze, motivate dall’assenza di un metodo univoco di ricerca, sviliscono 
inevitabilmente la portata “scientifica” del dato, come anche l’omissione del raffronto con i “costi 
sociali indiretti” delle altre attività di carattere voluttuario attribuisce al dato una valenza 
inevitabilmente allarmistica.
Non intendiamo comunque negare che il problema dei costi sociali indiretti legati alle dipendenze dal 
gioco sia reale. Proprio per questo sarebbe auspicabile poterlo affrontare sulla base di criteri più 
trasparenti e nell’ambito di un contesto di analisi di più ampio respiro, ove lo stesso metodo 
(improntato sulla valutazione dei costi sociali indiretti) sia esteso a tutte le attività umane non 
connesse alla soddisfazione di esigenze primarie, così da evitare il clamore che i numeri possono 
evocare se esposti in termini assoluti e decontestualizzati.
5) Altro elemento, contenuto nel Suo articolo, che merita particolare attenzione è la suggestiva teoria, 
proposta dal sociologo Maurizio Fiasco, secondo cui la legalizzazione del gioco non andrebbe a limitare 
il campo d’azione dell’illegalità ma, al contrario, ne consentirebbe l’accrescimento.
Come dire che la legalizzazione delle droghe leggere, anziché intaccare i relativi proventi della 
criminalità, andrebbe ad accrescerli. Oppure che l’emersione del lavoro sommerso incrementi il lavoro 
sommerso. 
Trattandosi di un assunto originale che, per quanto rispettabile, si discosta, oltre che dai più 
elementari principi logici e di comune buon senso, dalle esperienze concrete riferite da soggetti – 
magistrati e forze dell’ordine - che operano in prima linea contro la criminalità, meriterebbe di essere 
supportato da solidi elementi di riscontro.
Manifestando la nostra piena disponibilità per un più approfondito confronto, Le porgiamo i nostri 
migliori saluti.
Avv. Massimo Piozzi
Centro Studi Assotrattenimento 2007 – AS.TRO

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